È stato divertente ascoltare al Festival di Sanremo la riproposizione di A muso duro di Pierangelo Bertoli proposta da tal Sangiovanni che, vestito in gonnella, cantava Adesso dovrei fare le canzoni
Con i dosaggi esatti degli esperti
Magari poi vestirmi come un fesso
E fare il deficiente nei concerti.

Ma questo è stato il meno... il peggio è stato rappresentato dalla voce, dalla sua assenza,  che rendeva insignificante l'interpretazione e dozzinale la canzone. Il tutto reso drammaticamente evidente nei momenti in cui a cantare A muso duro era una cantante vera, Fiorella Mannoia. Ma oggi i cantanti, che vengono definiti artisti, e chi li promuove badano a tutto, fuorché a ciò che dovrebbe essere la base del mestiere: la voce. Bisogna accontentarsi.

Ma c'è comunque un merito da sottolineare nel giovane Sangiovanni, chiunque sia... quello di aver scelto un brano dell'immenso Pierangelo Bertoli, di cui si parla raramente, nonostante sia stato uno tra i più grandi cantautori italiani.

E soprattutto di aver scelto di cantare A muso duro, una canzone manifesto per cui non è possibile non commuoversi quando ad interpretarla è un cantante vero, come il autore...

L'unica cosa di cui si può biasimare Bertoli era il fatto di essere stato un accanito tifoso della Juventus, per il resto era un grandissimo cantautore che, sarebbe ora di ricordare e celebrare come merita.

E adesso che farò non so che dire
Ho freddo come quando stavo solo
Ho sempre scritto i versi con la penna
Non ho ordini precisi di lavoro
Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani
E quelli che rubavano un salario
I falsi che si fanno una carriera
Con certe prestazioni fuori orario
Canterò le mie canzoni per la strada
Ed affronterò la vita a muso duro
Un guerriero senza patria e senza spada
Con un piede nel passato
E lo sguardo dritto e aperto nel futuro...