Cos’è il Thalys? Chiunque abbia abitato o lavorato per qualche tempo a Bruxelles conosce o avrà utilizzato almeno una volta questo treno strepitoso che, alla velocità di 320 chilometri all’ora, porta da Bruxelles a Parigi, ad Amsterdam e a Colonia. Con questo treno i funzionari francesi, tedeschi ed olandesi vengono la mattina a Bruxelles per le riunioni comunitarie e poi ritornano a casa nel tardo pomeriggio.

Tutto ciò sin dai primi anni ‘90, quando da Roma a Milano occorreva passare in treno una mezza giornata, con dei “maggiori ritardi” di 30-60 minuti. Il suo gemello, l’Eurostar, arriva in poco più di tre ore nel cuore di Londra. Ma mentre Eurostar è un treno internazionale a tutti gli effetti, con controlli paragonabili a quelli degli aerei di linea, il Thalys, che si muove nell’area Schengen, ti offre l’illusione di viaggiare all’interno di un solo paese, quell’Europa “carolingia” fatta di Benelux, Germania e Francia, perfettamente integrata e funzionante, cuore pulsante e senza fibrillazioni dell’Unione Europea. Sali a Bruxelles e scendi a Parigi e viceversa, senza un solo controllo dei documenti e dei bagagli.

Arrivi alla Gare du Nord e puoi andare in taxi o in metro ad una riunione all’Ocse o ad una mostra al Museo d’Orsay e ritornare la sera a Bruxelles, mettendoci meno tempo e fatica che per un tragitto dal centro di Roma all’EUR.

Tutto questo sino al 21 agosto 2015, quando un terrorista del Daesh, armato sino ai denti con un arsenale di kalashnikov, pistole e pugnali, ha pensato bene di dare l’assalto a questo collegamento vitale, sicuro di avere a disposizione centinaia di potenziali vittime inermi. Il caso, straordinario e onnipresente, che governa le nostre vite ed i nostri destini sin dal mito romano e greco delle Parche, lo pone invece di fronte a tre ragazzoni americani, militari in vacanza-rimpatriata in Europa, che lo affrontano a mani nude e lo disarmano. Sin qui la cronaca.

Cosa ha a che fare quanto vi ho raccontato con Clint Eastwood, attore e regista da me venerato sin dai tempi in cui il politicamente corretto imponeva di tenersi lontani dai suoi film? Bene, lo straniero pallido della Trilogia del dollaro, l’Ispettore Callaghan, il regista eccelso di “Lettere da Iwo Jima”, “Million dollar baby” e “Gran Torino”, sempre lui, lo splendido ottantenne dal viso scavato come un tronco di sequoia e dall’eterna camminata stanca, ha avuto la geniale idea di far impersonare i ruoli di questo film dagli stessi protagonisti di quel dramma, i tre giovani militari USA ed i passeggeri “millesimati” di quel Thalys Amsterdam-Bruxelles-Parigi del 2015. Solo il terrorista è un attore vero e ci mancherebbe altro.

Tema conduttore che tiene insieme la sceneggiatura è la “banalità del bene”: tutti noi, nel corso della vita, possiamo diventare degli eroi, purché il caso ed il coraggio ci pongano di fronte alle circostanze giuste. Per spiegare agli spettatori questa semplice verità, il vecchio Clint ci mette forse troppo tempo ed il film potrà risultare noioso a molti. A chi consigliare di andare a vederlo?

Ai viaggiatori del Thalys e a tutti quelli che si muovono da un paese all’altro in questa Europa sempre più fragile e vulnerabile. A tutti quelli che sparlano a sproposito di Schengen. A tutti gli ammiratori di Clint Eastwood che, quando sentono la frase “Go ahead, make my day”, hanno ancora un brivido.