Dovremmo badarci, starci attenti alle parole che usiamo. Quando parliamo con gli altri, certamente. Lo so, oggi abbiamo poco tempo per dirle quelle cose che vorremmo e come vorremmo; ma l’attenzione è fugace, si deve fare in fretta, e poi anche il nostro vocabolario diventa sempre più povero e sintetico.

Usiamo parole ed espressioni che velocemente devono dare l’idea, ma che sono contenitori entro i quali ognuno ci ha messo del suo, della sua esperienza e fatichiamo a capirci. E questo è un problema dei nostri tempi. Ma dobbiamo badare anche molto, e con molta attenzione, alle parole che usiamo quando parliamo a noi stessi. Si, io lo faccio eccome, molto spesso anche; voi no?

Quella cosa come quel motivetto che a volte ci risuona di continuo nella testa, chissà come e perché. Solo che a volte sono parole, frasi con cui ci diciamo qualcosa che riguarda la nostra vita, il nostro modo di essere, il nostro rapporto con gli altri e le cose che ci accadono. A volte per dirci quanto siamo belli bravi e grandi e invincibili, altre per compatirci per  quanto siamo sfortunati o trovare colpevoli fuori di noi.

Dobbiamo badarci però, perché il nostro cervello non è così furbo da questo punto di vista. Non è che si inventa da solo delle cose, ma usa e rielabora e mette insieme solo quello che gli facciamo arrivare. E succede che se certe cose che ci ronzano in testa finiamo per ripetercele tante e troppe volte poco importa quanto ci sia di vero o sbagliato, perché lui allora poi ci crede, e se ne convince. E sai che cantonate!!!

Cit. Treccani: Cantonata …Angolo esterno formato dalle mura di un edificio tra una strada e l'altra!