In risposta al dibattito sulle comunicazioni presentate da Meloni in mattinata al Senato sul prossimo Consiglio Ue che si terrà a partire da giovedì 28 giugno, la premier, nel pomeriggio, ha replicato alle proposte di risoluzione presentate in Aula.

Questo è un passaggio del suo intervento:

"Quanto alla Belt and road initiative, collega Borghi, lei sa bene che l'adesione alla Nuova via della seta non è stata una decisione dell'attuale Governo e credo ricordi anche quale fosse, al tempo, la posizione della sottoscritta. Ritengo che, come ho affermato e come ribadisco, si possano avere ottime relazioni con la Cina senza per questo partecipare a un progetto e far parte di un piano strategico.Del resto, una cosa che mi ha colpito molto è che, per paradosso, noi siamo l'unica Nazione in Europa che sta all'interno della via della seta, ma non siamo affatto la Nazione che ha il maggiore ritorno nel commercio e nei rapporti con la Cina. Questo è davvero un paradosso. Dopodiché, però, le valutazioni sono in corso e c'è ancora tempo per modificare la decisione; credo che sia una questione che va maneggiata con delicatezza, con cura e con rispetto, anche coinvolgendo il Parlamento, perché credo che su queste materie il ruolo del Parlamento e sentire quali sono le posizioni del Parlamento sia importante. Su questioni così delicate e importanti io non premerei per accelerare, ma premerei per trovare soluzioni che siano le più valide possibili nella difesa dei nostri interessi nazionali".

Ma guarda quanto si cambia quando da opposizione si diventa maggioranza. Questo è ciò che diceva l'allora parlamentare Meloni in campagna elettorale lo scorso anno (settembre 2022):

L'abbraccio dell'Italia alla Belt and Road, la nuova Via della Seta della Cina, è stato un "grosso errore": lo dice la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, in un'intervista scritta alla Cna, l'agenzia di Taiwan, aggiungendo, sulla conferma al 2024 dell'adesione: "Se mi trovassi a dover firmare il rinnovo di quel memorandum domani mattina, difficilmente vedrei le condizioni politiche". Meloni precisa che con un governo di centrodestra "è certo che Taiwan sarà una questione fondamentale per l'Italia", definendo "inaccettabile" le minacce della Cina. "Ho seguito da vicino con disagio" ciò che sta accadendo intorno a Taiwan. (fonte Ansa)

La Via della Seta o BRI (Belt and Road Initiative) è un progetto di cooperazione economica e infrastrutturale lanciato dalla Cina nel 2013 con l'obiettivo di creare una rete di rotte terrestri e marittime che collegano quella nazione con i principali mercati e centri produttivi di Asia, Europa e Africa, attraverso la costruzione di strade, ferrovie, porti, aeroporti, oleodotti, gasdotti e reti digitali.

L'Italia ha aderito alla BRI nel 2019. L'accordo, però, dovrà essere rinnovato alla fine dell'anno, con la premier Meloni che improvvisamente è diventata meno sicura di quanto lo fosse alcuni mesi fa, prima di andare al governo.

Che cosa l'ha fatta diventare molto meno decisa rispetto a una anno fa? 

Sebbene ad aprile le esportazioni verso la Cina siano diminuite del 2,4% in termini tendenziali, il mese precedente, rispetto a marzo 2022, erano aumentate del 26,3%.

E adesso, anche in relazione a questo tema, la premier Meloni non sa cosa dire e cosa fare, tante che lo scorso maggio, da Praga, aveva dichiarato:

"Non abbiamo ancora preso una decisione. Il dibattito è aperto".

Ma perché non dice alle tante associazioni di categoria che le battono le mani e le cui associate fanno affari con Pechino che la "sua" Italia con la Cina non ci vuole avere niente a che fare? Perché adesso è così incerta, rispetto alla quasi totale certezza che quasi un anno fa aveva espresso sull'argomento?