Nella prima giornata del suo viaggio in Armenia, Papa Bergoglio, con una precisazione rispetto al testo ufficiale, aveva definito genocidio la strage degli armeni ad opera dei turchi ad inizio dello scorso secolo.

Sull'argomento, il quotidiano della CEI, ha riportato la seguente dichiarazione di Hayk Demoan, direttore del Museo del Genocidio armeno: «Papa Francesco ha parlato e continua a parlare come chi è dalla parte della verità. La verità ha un grandissimo potere, noi in Armenia diciamo sempre che è la verità che rende libere le persone. 

La Turchia dovrebbe seguire e ascoltare coloro che sono dalla parte della verità e della libertà, non della negazione e della falsificazione storica. Tra l’altro è piuttosto chiaro che la Turchia prende in considerazione solo la versione portata avanti dal governo di Ankara».


Le finalità della sua visita in Armenia sono state espresse dal Papa nelle parole da lui pronunciate ieri a Yerevan nell’incontro ecumenico e di preghiera per la pace:  «Vittime di un immane e folle sterminio che è doveroso ricordare, gli armeni siano ambasciatori di pace in un mondo nel quale tante popolazioni sono costrette ad abbandonare tutto, in particolare in Medio Oriente, dove tanti nostri fratelli e sorelle soffrono violenza e persecuzione». Quindi, il viaggio del Papa va interpretato nel senso di una riconciliazione con la Turchia e gli altri paesi  nella regione del Nagorno Karabakh.

Nonostante questo, è arrivata però la nota ufficiale di protesta turca con le dichiarazioni del vicepremier Nurettin Canikli che ha definito le parole di Francesco «molto spiacevoli», affermando anche che «le attività del Papa e del papato portano le tracce e i riflessi della mentalità delle Crociate».