Quarantanove dipendenti dei Musei Vaticani hanno avviato i primi passi di quella che potrebbe sfociare in una "class action", nei confronti del Vaticano.

I 49 lavoratori hanno inviato al cardinale Fernando Vèrgez Alzaga, presidente del Governatorato (l'organismo che esercita il potere esecutivo della Santa Sede e) da cui dipendono, un elenco delle loro rivendicazioni come primo passo per uan conciliazione obbligatoria, cui la controparte dovrà rispondere entro trenta giorni per evitare che a decidere sia un tribunale.

I dipendenti dei Musei Vaticani hanno espresso la loro insoddisfazione per le condizioni di lavoro, sostenendo che queste ledono dignità e salute, accusando il Governatorato del Vaticano di mala gestio, sottolineando che le condizioni di lavoro sarebbero ancora più gravi se fossero frutto della sola logica di ottenere maggiori guadagni.

Le rivendicazioni dei dipendenti riguardano una serie di questioni, tra cui il blocco delle assunzioni, la sospensione di promozioni e passaggi di livello funzionali, il mancato pagamento delle ore di lavoro straordinario, e il recupero gratuito delle ore spese obbligatoriamente in casa nel periodo del lockdown con impossibilità di lavorare in smart-working. Inoltre, i dipendenti hanno espresso preoccupazione per il taglio degli scatti biennali di anzianità. Anche le visite fiscali in caso di malattia rientrano nelle rivendicazioni. Quando un lavoratore si trova in malattia — è scritto nell'atto —, quest'ultima si trasforma in un vero e proprio obbligo di dimora. Infatti non sono previsti orari prestabiliti. Pertanto, la visita può arrivare in qualsiasi momento, innescando situazioni paradossali con casi di dipendenti sanzionati mentre si trovavano dal medico!

Adesso il Vaticano avrà un mese per cercare di risolvere quello che si profilerebbe come un sicuro danno d'immagine.