La tendenza al rimpicciolimento delle proprie forze armate era cominciata per i Paesi del Benelux già da molto tempo. Il taglio del budget militare doveva essere bilanciato da un aumento del livello professionale degli eserciti, ma l’esito non è stato entusiasmante.

E l’appoggio totale e generoso dato all’Ucraina ha svuotato gli arsenali di Belgio, Olanda e Lussemburgo, che già non erano particolarmente dotati. Il Belgio, per esempio, si era disfatto dei suoi carri Leopard qualche anno fa al fine di risparmiare i soldi della manutenzione. L’Olanda aveva fatto lo stesso, ma poi si era pentita e li aveva ricomprati.

Il Granducato del Lussemburgo non ha mai avuto una forza militare degna di questo nome, ma oggi il governo ha mostrato l’intenzione di elevare il numero degli effettivi. Però è difficile trovare lussemburghesi disposti ad arruolarsi, dice il Ministro della Difesa. Anche l’Aia e Bruxelles sono decise a destinare miliardi per il proprio rafforzamento, ma al tempo stesso non vogliono smettere di spendere a beneficio di Kiev.

Per quanto siano Paesi ricchi, la coperta si sta rivelando corta anche per loro. Bisogna infatti inserire nella lista della spesa pure i costi di quelle missioni “umanitarie” che a cui i Paesi del Benelux non vogliono rinunciare.

Poiché la UE vuole rinunciare alle risorse energetiche russe, belgi e olandesi vogliono contribuire con armi e soldati a mantenere la stabilità in altri Paesi del mondo, in particolare quello ex coloniale, che si sta progressivamente ribellando alla tutela delle ex madripatrie.