Prima della preghiera dell'Angelus, papa Francesco ha spiegato il passo del Vangelo della Liturgia odierna che recita

«perché essi dicono e non fanno» (Mt 23,3) e «tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente» (v. 5).

con cui Gesù fa riferimento agli scribi e i farisei, cioè le guide religiose del popolo:

«La distanza tra il dire e il fare. ... Questo è il pericolo su cui vigilare: la doppiezza del cuore. ... Tutti noi sperimentiamo, per la nostra fragilità, una certa distanza tra il dire e il fare; ma un'altra cosa, invece, è avere il cuore doppio, vivere con un piede in due scarpe senza farcene un problema. Specialmente quando siamo chiamati – nella vita, nella società o nella Chiesa – a rivestire un ruolo di responsabilità, ricordiamoci questo: no alla doppiezza! Per un prete, un operatore pastorale, un politico, un insegnante o un genitore, vale sempre questa regola: ciò che dici, ciò che predichi agli altri, impegnati tu a viverlo per primo. Per essere maestri autorevoli bisogna prima essere testimoni credibili.Il secondo aspetto viene di conseguenza: il primato dell'esteriore sull'interiore. Infatti, vivendo nella doppiezza, gli scribi e i farisei sono preoccupati di dover nascondere la loro incoerenza per salvare la loro reputazione esteriore. Infatti, se la gente sapesse cosa c'è davvero nel loro cuore, essi sarebbero svergognati, perdendo tutta la loro credibilità. E allora compiono opere per apparire giusti, per "salvare la faccia", come si dice. Il trucco è molto comune: truccano la faccia, truccano la vita, truccano il cuore. Questa gente "truccata" non sa vivere la verità. E tante volte anche noi abbiamo questa tentazione della doppiezza.Fratelli e sorelle, accogliendo questo monito di Gesù chiediamoci anche noi: cerchiamo di praticare quello che predichiamo, oppure viviamo nella doppiezza? Diciamo una cosa e ne facciamo un'altra? Siamo preoccupati solo di mostrarci impeccabili all'esterno, truccati, oppure ci prendiamo cura della nostra vita interiore nella sincerità del cuore?»

Dopo quella che possiamo tranquillamente definire un'introduzione, recitato l'Angelus, Francesco ha parlato di guerra:

«Cari fratelli e sorelle! Continuo a pensare alla grave situazione in Palestina e in Israele, dove tantissime persone hanno perso la vita. Vi prego di fermarvi, in nome di Dio: cessate il fuoco! Auspico che si percorrano tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto, si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Si liberino subito gli ostaggi. Tra di loro ci sono anche tanti bambini, che tornino alle loro famiglie! Sì, pensiamo ai bambini, a tutti i bambini coinvolti in questa guerra, come anche in Ucraina e in altri conflitti: così si sta uccidendo il loro futuro. Preghiamo perché si abbia la forza di dire basta».

Qual è la correlazione tra la catechesi prima dell'Angelus e le parole che hanno fatto seguito alla preghiera? In relazione a quanto avviene in Palestina è molto evidente.

I politici, partendo dagli estremisti di destra fino ai democristiani attuali che, misteriosamente, vengono definiti sinistra, in relazione al genocidio in atto a Gaza, adesso, parlano della necessità di una soluzione a due Stati... di cui si dicono da sempre sostenitori!

"Per essere maestri autorevoli bisogna prima essere testimoni credibili..." ha detto il pontefice.

Che cosa hanno fatto in tutti questi anni quei politici, oltre a dire di essere favorevoli ad una soluzione a due Stati, per far sì che potesse esser messa in atto? NULLA. 

Adesso, per giustificare il genocidio di civili palestinesi da parte di Israele, ecco che quegli ipocriti (ipocriti, perché definirli pagliacci pare sia offensivo) sono tornati di nuovo a "dire" di sostenere una soluzione a due Stati per risolvere il conflitto in corso a Gaza... senza però "fare" assolutamente niente perché possa essere messa in atto.

Come ha ben detto papa Francesco, 

«se la gente sapesse cosa c'è davvero nel loro cuore, essi sarebbero svergognati, perdendo tutta la loro credibilità. E allora compiono opere per apparire giusti, per "salvare la faccia", come si dice. Il trucco è molto comune: truccano la faccia, truccano la vita, truccano il cuore. Questa gente "truccata" non sa vivere la verità».

Naturalmente maggiormente "truccati" sono i politici che in questo momento hanno responsabilità di governo, quelli che si dichiarano difensori della cristianità (senza aver mai frequentato una chiesa in vita loro), della famiglia tradizionale (divorziati, accompagnati, ri-accompagnati) che sono strenui sostenitori di Israele, cui attribuiscono il diritto di difendersi compiendo un genocidio, mentre, al tempo stesso, dicono di sostenere una soluzione a due Stati non solo non urlando la necessità di un cessate il fuoco, ma pretendendo che assassinare 10mila civili, per metà bambini, sia un atto dovuto.

Che gente TRUCCATA!