La Provincia autonoma di Trento prenda esempio dalla corretta gestione della fauna selvatica attuata dal Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), dove non si sono mai registrati particolari problemi di convivenza tra umani e animali. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

Mentre gli esperti fanno notare come non sia il numero di orsi a causare problemi, ma le occasioni d'incontro con gli esseri umani, che dovrebbero quindi essere opportunamente limitate anche con l'allestimento di corridoi ecologici, il solo considerare la gestione "illuminata" della Pnalm evidenzia come nella Provincia autonoma di Trento, al contrario, le azioni finalizzate a una serena convivenza tra gli orsi e le comunità locali siano state a dir poco lacunose.

Nel Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, il movimento degli escursionisti è regolamentato: nelle zone di riserva integrale e di riserva generale è vietato uscire dai sentieri. In alcune aree si può andare liberamente, anche con il cane (al guinzaglio), o con il cavallo o in bici, ma in altre no, come ha spiegato in questi giorni Luciano Sommarone, direttore del Parco. E nella "zona A" della riserva ci si può muovere solo a piedi, sui sentieri e senza cani. In questa zona non entrano né equini né mezzi di alcun tipo, incluse le mountain bike.

Come si poteva pensare che reintrodurre a forza gli orsi nelle Alpi e soprattutto nella Provincia di Trento, densamente popolata, non avrebbe potuto causare qualche problema senza la messa in campo di strumenti d'informazione e di prevenzione? 

Stupiscono le dichiarazioni dell'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che in un'intervista ha dichiarato come la Provincia autonoma di Trento rifiutò un piano di convivenza con i grandi carnivori che avrebbe messo in campo risorse per un serio monitoraggio in tempo reale (anche per informare la popolazione) e un "diverso modo di gestione dei rifiuti per evitare la confidenza dell'animale selvatico nelle zone abitate".

«La Provincia di Trento ha investito poco o nulla in termini di prevenzione, compresi i corridoi faunistici, che eviterebbero sconfinamenti e incidenti, e quasi inesistente è stata in questi anni l'informazione e la formazione per un corretto comportamento in escursione», commenta il responsabile per la Fauna selvatica dell'Oipa, Alessandro Piacenza. «Prevenire inoltre i danni alle categorie produttive, oltre che salvare i poveri “animali da reddito”, consentirebbe anche di far risparmiare alle casse pubbliche il denaro per i rimborsi. I metodi ci sono: le reti elettrificate innanzitutto».

L'ex ministro dell?Ambiente, Sergio Costa, a commento dell'intenzione del presidente Maurizio Fugatti di uccidere metà della popolazione degli orsi trentini, ha dichiarato: «Così si torna al Medioevo e non si risolve il problema perché non si va a diminuire l'indice di rischio».

Il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è uno dei più antichi e importanti parchi naturali d'Italia, fondato nel 1923 con lo scopo di proteggere e valorizzare la biodiversità del territorio. Tra le specie animali più emblematiche del parco, spicca l'orso bruno marsicano, una sottospecie endemica dell'Appennino centrale.

Le politiche del parco sull'orso bruno si basano su tre principi fondamentali: la prevenzione dei conflitti con le attività antropiche, il monitoraggio dello stato di conservazione della popolazione e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul ruolo ecologico e culturale dell'orso.

La prevenzione dei conflitti si realizza attraverso una serie di misure di mitigazione del rischio, come la distribuzione di recinzioni elettrificate per proteggere gli allevamenti, la rimozione delle carcasse di animali morti che possono attrarre gli orsi, la gestione dei rifiuti solidi urbani e la regolamentazione delle attività turistiche e ricreative nelle aree frequentate dagli orsi.

Il monitoraggio dello stato di conservazione si basa su metodi non invasivi, come il campionamento genetico delle tracce lasciate dagli orsi (escrementi, peli, impronte) e l'utilizzo di fototrappole per censire gli individui e studiare il loro comportamento. Queste tecniche permettono di ottenere informazioni preziose sulla distribuzione, la struttura genetica, la riproduzione e la dieta degli orsi.

La sensibilizzazione dell'opinione pubblica si realizza attraverso una serie di iniziative educative e divulgative, come la pubblicazione di materiale informativo, l'organizzazione di convegni e seminari, la creazione di percorsi didattici e museali, la promozione di progetti di ecoturismo e volontariato. Queste azioni hanno lo scopo di diffondere una cultura di rispetto e convivenza con l'orso, valorizzando il suo ruolo di specie chiave per la conservazione della biodiversità e simbolo dell'identità del parco.

In Trentino, quanto di tutto questo è stato fatto?