"L'assistente del presidente e consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, insieme al segretario di Stato Antony Blinken, hanno convocato oggi [1 aplrile, ndr] il gruppo consultivo strategico (SCG) con le controparti israeliane in videoconferenza. La parte israeliana era presieduta dal consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e dal ministro per gli affari strategici Ron Dermer. Entrambe le parti erano rappresentate da esperti e alti funzionari provenienti dalle rispettive agenzie. Le due parti nel corso di due ore hanno avuto un impegno costruttivo su Rafah. Hanno concordato di condividere l'obiettivo di vedere Hamas sconfitto a Rafah. a parte americana ha espresso la propria preoccupazione per le varie linee d'azione. La parte israeliana ha accettato di tenere conto di queste preoccupazioni e di dare seguito alle discussioni tra esperti, supervisionate dall'SCG. Le discussioni che seguiranno includeranno un incontro faccia a faccia dei membri del gruppo consultivo strategico già la prossima settimana".

Questa, al momento, è l'unica dichiarazione delle ultime 24 ore pubblicata dall'ufficio stampa della Casa Bianca sul conflitto in Medio Oriente. Una nota oltremodo ridicola che riassume l'impotenza americana nel gestire un criminale dello stampo di Netanyahu.

Il comunicato ci informa che l'amminihstrazione Biden si trova tra l'incudine delle presidenziali di novembre, dove la perdita di consensi per la gestione del genocidio a Gaza diventa sempre più preoccupante per il presidente in carica che è sotto nei sondaggi degli Stati chiave che la volta scorsa gli hanno spianato la strada per la Casa Bianca, e il martello della spregiudicatezza di Netanyahu che, per aver garantito il supporto militare di Washington, sta facendo di tutto e di più per entrare ufficialmente in guerra anche con il Libano e l'Iran, senza  neppur dimenticare di includere Siria e Yemen.

In questa folle strategia americana di voler continuare a supportare Israele come propria testa di ponte nell'area, gli Stati Uniti di Biden, dopo aver permesso un genocidio a Gaza, adesso sono sul punto di dover supportare un conflitto regionale che difficilmente rimarrebbe tale. E tutto perché un criminale di guerra e un probabile delinquente comune (il processo è ancora in corso) come Netanyahu ritiene che la sua sopravvivenza politica sia legata solo ad una guerra permanente contro chiunque. 

Per questo motivo i militari israeliani, come è evidente da tempo, fanno fuoco su chiunque, tanto da arrivare a sparare persino sulle proprie truppe, come ha fatto nei giorni scorsi il pilota di un elicottero Apache. E per questo non può essere sorprendente che arrivino a sterminare anche gli operatori di una ong... persino statunitense, a seguito di quanto è avvenuto la notte scorsa con il convoglio di World Central Kitchen preso di mira al rientro di una missione umanitaria nel nord di Gaza, concordata in precedenza con l'IDF. Dopo aver consegnato aiuti alimentari in un magazzino di Deir el-Balah, i mezzi di WCK sono stati attaccati dall'aria. I 7 operatori della ong sono stati tutti uccisi.

Ovviamente, il criminale Netanyahu ha definito l'accaduto un tragico errore, promettendo un'indagine che - come è sempre è avvenuto in passato - non avrà alcun responsabile. Quale sarebbe stato il tragico errore? Quasi certamente, ad uno dei geni che fanno da registi al massacro di Gaza è venuto in mente il sospetto che sui mezzi della ong avessero potuto trovare ospitalità dei membri di Hamas e, tanto per non lasciar nulla al caso, hanno deciso di spazzarli via... al limite, avrebbero poi potuto rifugiarsi nel tragico errore, come puntualmente è avvenuto. Anche questa è una conseguenza della politica del "povero ebreo" che, in base alla storiella dell'antisemitismo, ha finora garantito allo Stato ebraico la più totale immunità, nonostante le ripetute violazioni del diritto internazionale... che per Israele sembra non debba valere mai.

Per i 7 operatori umanitari, la comunità internazionale ha arricciato il naso, con indignazioni e richieste di chiarimenti che dureranno ancora per qualche ora, il tempo per la propaganda israeliana di indicare l'ennesima truculenta modalità in cui le vittime del 7 ottobre sarebbero state massacrate, in modo da ricordare al mondo che la morte di alcune centinaia di israeliani non possa non essere un credito da riscuotere con lo sterminio di decine di migliaia di palestinesi, in primo luogo bambini, e di chiunque dia loro una mano per evitare che, oltre che a causa delle bombe, non muoiano anche di fame e di sete.

E così, i 7 "martiri" della ong americana finiscono per farci dimenticare che nelle ultime 24 ore il morale esercito israeliano ha ucciso altri 71 palestinesi, ferendone 102, così che il numero delle vittime nella Striscia è salito a 32.916 morti e 75.494 feriti... senza tener conto del numero dei dispersi i cui corpi stanno marcendo sotto le macerie degli edifici rasi al suolo.

E tanto per non lasciar nulla al caso, ieri la Knesset ha approvato una legge che dà al governo il potere di vietare per un periodo di 45 giorni, rinnovabile di volta in volta, le trasmissioni di canali televisivi su territorio israeliano. È una legge approvata su misura per ostacolare il lavoro di Al Jazeera, la rete di proprietà del Qatar. Naturalmente, Netanyahu ha detto che "agirà immediatamente" per chiudere l'emittente qatariota: 

"Al Jazeera non sarà più trasmesso da Israele", ha scritto Netanyahu su Twitter/X, definendo la rete un "canale terroristico".

Il divieto è arrivato dopo le ripetute denunce di Al Jazeera che ha accusato Israele di prendere deliberatamente di mira il suo personale, a seguito dell'uccisione di numerosi dei suoi giornalisti a Gaza.