Mentre l'Egitto sta cercando di convincere Hamas che, nel caso rilasciasse le persone fatte prigioniere nell'attacco del 7 ottobre nell'ambito di un accordo con Israele, non ci sarebbe poi una ripresa dei combattimenti nella Striscia di Gaza (ieri Netanyahu ha sostenuto l'esatto contrario), da parte del movimento di resistenza palestinese si è deciso di approfondire ulteriormente i termini della proposta egiziana riguardante l'accordo di scambio e il cessate il fuoco, pertanto una risposta arriverà solo tra alcuni giorni.

C'è stata nelle scorse ore una conversazione tra il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamel, che si può definire il regista dell'accordo su cui si sta attualmente discutendo.

Secondo una fonte egiziana, i mediatori del Cairo hanno dialogato sia con Hamas che con Israele, aggiungendo che ci sono diversi punti controversi che sono stati risolti, mentre rimane da sciogliere il nodo fondamentale relativo al cessate il fuoco prolungato e alla fine del conflitto.

Nelle ultime ore sono state raggiunte condizioni accettabili da entrambe le parti per quanto riguarda il ritiro graduale da Gaza e il ritorno degli sfollati nella regione settentrionale della Striscia.

Intanto, giovedì, la radio dell'esercito israeliano ha fatto sapere di aver notato movimenti insoliti da parte dell'esercito egiziano nel tentativo di aumentare il controllo al confine di Gaza, per il timore che un attacco israeliano a Rafah possa spingere verso il Sinai il milione e mezzo di palestinesi sfollati in quella zona.