Gaetano Iannotta torna con una nuova silloge dal titolo “Dannata Libertà” pubblicata per i tipi di Leonida Edizioni di Reggio Calabria. I versi di Iannotta rendono fin dall’inizio, con penetrante vivezza, l’impossibilità del poeta di parlare di “canzoni solenni ed estatiche/ del candore di un amore totale/ generale, lontano da ogni angoscia;”.

Accennando a una caricatura mistica, nella poesia “Dannata Libertà”-  che dà il titolo alla silloge-  l’autore scrive : “Per amore ci fu concesso/ di oltrepassare la diga dell’amore./ Come d’incanto /Scivolammo sulla terra/fondammo il genere umano/ e così ci insozzammo l’anima./Dannata libertà!

Con la lirica “Gettato”: “Gettato/su questa sfera di pianto/ libertà non valse a lenire/ le piaghe dell’anima mia”, il poeta si situa tra la versificazione ungarettiana, versificazione sintetica, concentrata intorno a poche immagini simboliche e la “gettatezza” (Geworfenheit) heideggeriana che indica come l’Esserci si trova a essere gettato nel mondo, in quanto l’esistenza gli è imposta indipendentemente dalla sua volontà.

Il vocabolario del viaggio esistenziale del poeta ha anche i colori dell’avvampante lucentezza del Meridione come nei versi dedicati “A Quartu Sant’Elena” :”Il calore di una casa ricolma di doni/  i volti sinceri del Palazzo del Popolo/ Lì dove ti tocca il vento; / Lì dove la terra è vera;/ lì dove sorge la vita rosa;/ lì dove il mare dice ‘Vieni’ al sole/ io conobbi l’aurora”.  Oltre ai colori che toccano le corde di chi legge c’è anche un vocabolario ottico che rende la viva realtà meno illusoria come nei versi de “L’ansia maligna”: “Mi apparisti mansueta/ caddi come ingenua preda./ Poi mi voltai, riconobbi la tua esistenza”.

Il sottotitolo della silloge è “Bozzetti, Quadretti e Dediche” e ciò sembra rivelare – al di là dell’apparente manierismo – un esasperato rimescolio cerebrale che precede la nascita di questa poetica. Il lancinante senso di aria irrespirabile atto a togliere la libertà non soffoca l’ansia creativa e Iannotta si lusinga, attraverso la tensione spasmodica dell’udito interiore, con la beltà irresistibile del “Vento che ama danzare con i tuoi capelli”: “Non incatenare il tuo corpo/ non cingerti di una corazza/ non nascondere la tua bellezza./ Il cielo vuole sentire il tuo respiro; /il sole desidera incontrare la tua pelle;/il vento ama danzare con i tuoi capelli.

Un poeta alla ricerca del Logos che – oltre gli effimeri sconvolgimenti – conferma il ritmo dell’immutabilità dell’esistenza.