Cara Presidente, cari Consiglieri,

poiché alla vigilia di vostre importanti decisioni alcuni giornali tornano su una possibile differenza tra artisti e giornalisti nel superamento dei tetti retributivi, mi permetto di sottoporvi qualche breve e rispettosa riflessione.

La norma del 2007 che esonera dai tetti le prestazioni professionali e artistiche che si svolgono nelle società a partecipazione pubblica operanti in regime di concorrenza, richiamata dal parere dell’Avvocatura dello Stato, chiarisce ab origine ogni equivoco sulla differenza di impiego.

Volendo tuttavia avventurarsi in una speciosa distinzione, il terreno diventerebbe assai scivoloso. Tra un Fabio Fazio che si occupa di Falcone e un Bruno Vespa che fa un programma su Ballando con le stelle chi è l’artista e chi il giornalista? Ha sempre sbagliato la Rai nello stipulare con professionisti che vengono dal giornalismo contratti artistici (è il caso di Vespa, ndr) che prevedono il versamento di contributi all’Enpals e agli enti previdenziali che l’hanno sostituito?
Riconoscere carattere esclusivamente giornalistico a trasmissioni come Porta a porta o altre comporterebbe ovviamente la mutazione in giornalistici di tutti i contratti in essere per chi vi collabora.

Sono fiducioso infine che la discussione su questo tema avvenga su basi esclusivamente giuridiche e di buon senso, allontanando il sospetto – alimentato da alcune dichiarazioni politiche e non solo – che si voglia immaginare qualche norma contra personam, inaccettabile sotto ogni profilo – conclude Vespa -.

Grazie per l’attenzione e auguri cordiali di buon lavoro.


Questo il testo della lettera, pubblicato da alcuni quotidiani e agenzie di stampa, che lunedì scorso Bruno Vespa ha inviato al CdA Rai per perorare la causa relativa al suo contratto. In pratica, in base alle nuove norme come richiesto dal governo, ai giornalisti che lavorano in Rai con un contratto da esterni si chiede che l'azienda adegui il loro stipendio ad un massimo di 240mila euro lordi.

Lucia Annunziata, qualche settimana fa, ha scritto al CdA Rai una lettera sullo stesso argomento, ma di tenore completamente diverso chiedendo che da subito le venga adeguato il suo contratto sulla base delle nuove regole.

Evidentemente, Bruno Vespa non vuole vedersi decurtare il proprio stipendio ed ecco spiegato il motivo della lettera. In fondo, che cosa dice Vespa? Che la sua trasmissione non può essere considerata una trasmissione (esclusivamente) giornalistica, ma anche una trasmissione (soprattutto?) di intrattenimento.

Quindi, anche chi la conduce, logica vuole, finisce per essere non più un giornalista, ma un semplice intrattenitore... quindi - a seconda dei casi - un comico, un pagliaccio, un attore drammatico, un caratterista (insomma... tutto fuorché cantante, perché Vespa non canta).

Vogliamo dargli torto? No. Bruno Vespa, questa volta, ha perfettamente ragione. Dategli quel che vuole, ma poi non chiamatelo più giornalista!