È la prima volta che Apple viene sanzionata dall'antitrust dell'Unione Europea. La decisione presa dalla danese Margrethe Vestager, costerà all'azienda di Cupertino oltre 1,8 miliardi di euro.

Di cosa si è resa responsabile Apple? Di aver impedito a Spotify, così come ad altre piattaforme di streaming musicale, di poter informare gli utenti dell'App Store che volevano utilizzare versioni a pagamento dei loro servizi, che avrebbero potuto farlo acquistandoli anche direttamente al di fuori del suo "negozio" online.

La decisione della Commissione europea ha fatto seguito ad un reclamo presentato nel 2019 da Spotify, riguardante questa restrizione e la percentuale del 30% imposta da Apple sulle app a pagamento vendute nell'App Store.

L'autorità garante della concorrenza dell'Unione Europea ha dichiarato che le restrizioni di Apple costituiscono condizioni commerciali sleali. La stessa autorità ha poi spiegato che la somma di 1,8 miliardi di euro è complessiva di una parte di base e di una parte aggiunta come deterrente. Non è stato però specificato quale sia l'importo di base.

L'ordine di Vestager ad Apple di rimuovere le restrizioni sull'App Store rispecchia lo stesso requisito previsto dalle nuove norme tecnologiche dell'UE, comprese nel Digital Markets Act (DMA), a cui Apple deve conformarsi entro il 7 marzo.

Se può essere un elemento di consolazione per Apple la sanzione rappresenta circa un quarto delle multe inflitte dall'Ue a Google (8,25 miliardi di euro) nel corso degli anni.

"Per un decennio, Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale attraverso l'App Store", ha dichiarato in una nota Margrethe Vestager. "Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell'ecosistema Apple. Ciò è illegale secondo le norme antitrust dell'UE", ha affermato.

Apple ha criticato la sentenza, annunciando che farà ricorso in tribunale.

"La decisione è stata presa nonostante l'incapacità della Commissione di scoprire prove credibili di danni ai consumatori e ignorando la realtà di un mercato che è fiorente, competitivo e in rapida crescita", ha affermato in una nota l'azienda americana. "Il principale sostenitore di questa decisione - e il più grande beneficiario - è Spotify, una società con sede a Stoccolma, in Svezia. Spotify ha la più grande app di streaming musicale al mondo e ha incontrato la Commissione Europea più di 65 volte nel corso di questa indagine".