“Alla genericità e alla vaghezza degli annunci dei test per i magistrati, condensati in scarne osservazioni delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, pensavamo, con cauto ottimismo, che il Ministro della giustizia avrebbe risposto con la necessaria razionalità normativa. Pensavamo che, impegnato ad attuare una legge delega che non fa menzione dei test, non avrebbe percorso la strada dell’evidente eccesso di delega. Pensavamo ancora che non gli sarebbe sfuggita la palese violazione della riserva di legge in materia di ordinamento giudiziario e che pertanto non avrebbe indugiato a inserire una norma vaga, priva di reali contenuti regolativi. E invece, il Ministro della Giustizia ha frustrato ogni aspettativa di rispetto della cornice costituzionale”.

Così la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati.

“Con disinvoltura che disorienta - prosegue la nota - ha aggiunto, ad un già criticabile schema di decreto legislativo, previsioni del tutto estranee alle indicazioni della delega. Ha previsto i test psico-attitudinali senza dire cosa siano, a cosa servano, come si strutturino, quali le conseguenze di un eventuale risultato negativo, quali le figure professionali che li effettueranno e li valuteranno. Ha soltanto detto che si collocheranno all’esito delle prove scritte e orali, interessando quindi i candidati che avranno superato entrambe”.Non dunque - afferma l’ANM - uno strumento di preselezione per l’ammissione al concorso e riduzione della platea degli aspiranti ma, del tutto irragionevolmente, una terza prova. L’ultima prova, che impegnerà quanti avranno superato, anche brillantemente, le prove strettamente intese. Il Ministro della Giustizia ci aveva anticipato che occorreva accelerare la procedura concorsuale anche per fronteggiare spinte verso forme semplificate di selezione, ma ora scopriamo che le scansioni concorsuali, già lunghe, si vorrebbero, in tempi di Pnrr, ancor più dilatare: forse per rendere del tutto ingovernabile la macchina concorsuale e poter cedere un domani alle suggestioni del reclutamento straordinario?Il Ministro della Giustizia ha demandato a se stesso, ad un suo decreto che non è certo fonte normativa primaria, la disciplina dei test. Stabilirà lui dunque chi meriterà di indossare la toga di magistrato e chi no! E non basta aggiungere che il decreto sarà emanato previa delibera del Csm per nascondere la contrarietà a Costituzione di questo disegno”.Lo sconcerto è grande - conclude la Giunta - pari soltanto alla superficialità con cui si ritiene di poter intervenire in materie così delicate, così costituzionalmente sensibili, come l’ordinamento giudiziario”.

Questo quanto dichiarato dal presidente Santalucia al Corriere della Sera:

«Un candidato che supera una prova scritta difficilissima e sta per coronare il sogno di una vita, magari con ottimi voti, può essere bocciato per qualche domandina di un professore di psicologia? Ma se non è pazzo così ce lo facciamo diventare». Perché?
«Prima di tutto perché il governo esorbita dai suoi poteri, dando a un decreto del ministro il potere di stabilire i contenuti della prova». Ma il concorso non fa parte dell’ordinamento giudiziario da modificare in attuazione della riforma Cartabia? «Sì, ma quella legge parlava del concorso, non dettava criteri che contenessero le parole “test psicoattitudinali”. Stavolta invochiamo noi la separazione dei poteri».
Le commissioni parlamentari non hanno dato indicazione, come dice il ministro?
«Sì, ma il Parlamento è stato aggirato».
Aggirato?
«Le commissioni non sono il Parlamento. Ma si è approfittato di un’osservazione delle commissioni Giustizia per introdurre una norma ancora un po’ vaga».
Perché dice vaga?
«Perché si sa chi conduce la prova ma non si sa bene in cosa consisterà».
Non basta dire il test psicoattitudinale «Minnesota»?
«Ho visto questi test. Si basano soprattutto su capacità di logica e padronanza del linguaggio. Ma per superare tre prove scritte e la prova orale i candidati al concorso ne danno già grande prova. Altro che le domandine».
Quindi qual è il timore?
«Che si voglia introdurre la valutazione della personalità che è arbitraria».
Una valutazione sull’equilibrio dei futuri giudici o pm non serve?
«Già c’è. Si fa intendere che noi siamo fuori controllo, ma non è così. Nei 18 mesi di tirocinio il vincitore di concorso viene attentamente valutato. Controlli sull’equilibrio e dispense per infermità mentale ci sono sempre state».
E allora?
«Al netto delle patologie, il controllo sulla personalità diventa arbitrario».
Il ministro parla di piccole manie che possono essere corrette.
«Allora parla di altro. Le manie o sono irrilevanti o spia di patologie. Manca la chiarezza».
Non è una garanzia che il Csm determini le modalità?
«Non ha competenze di questo tipo, è composto da giuristi non psichiatri. Viene utilizzato po’ come foglia di fico».
Cosa intende?
«Unica garanzia di trasparenza è una legge chiara e dettagliata. Credo che i magistrati meritino rispetto».
In cosa vi sembra irrispettoso questo provvedimento?
«L’ordinamento giudiziario è una materia prossima alla Costituzione e la legge che lo regola deve essere ponderata. Questa superficialità dà l’idea che qualcosa non va».
I test li fa già la polizia giudiziaria perché non chi la guida?
«Giro la domanda: perché tanti altri invece non li fanno?»
Il concorso si potrà ripetere una volta in più.
«Ciò non accelera, ingolfa».