Con il discorso tenuto questo pomeriggio, Papa Francesco ha aperto i lavori della 69.a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, che si terranno in Vaticano nell’Aula del Sinodo e termineranno giovedì 19 maggio.
I lavori veri e propri inizieranno domani quando, dopo l’intervento del Cardinale Bagnasco, i vescovi inizieranno a confrontarsi sul tema all’ordine del giorno: il rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente.

Ed è stato questo il tema dell'intervento del Papa: il rinnovamento del clero nella volontà di sostenerne la formazione lungo le diverse stagioni della vita. Tema in cui ha tracciato la figura del prete che secondo lui dovrebbe operare nella Chiesa.

«Questa sera non voglio offrirvi una riflessione sistematica sulla figura del sacerdote. Proviamo piuttosto a capovolgere la prospettiva e a metterci in ascolto, in contemplazione. Avviciniamoci quasi in punta di piedi ad uno dei nostri parroci che si spendono nelle comunità. Lasciamo che il volto di uno di loro passi davanti agli occhi del nostro cuore e chiediamoci con semplicità che cosa ne rende saporita la vita? Per chi e per cosa impegna il suo servizio? Qual è la ragione ultima del suo donarsi?
Le risposte che fioriranno vi aiuteranno ad individuare anche le proposte formative su cui investire con coraggio.»

Papa Francesco ha proseguito il suo intervento dando la sua risposta a ciascuna delle tre domande.
«Il nostro sacerdote non è un burocrate o un anonimo funzionario dell'istituzione. Non è consacrato ad un ruolo impiegatizio, né mosso dai criteri di efficienza. Sa che l'amore è tutto. Non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici. Il ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno. Il suo stile di vita semplice ed essenziale sempre disponibile lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della vita cammina con il cuore ed il passo dei poveri, reso ricco dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di riconciliazione. Attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui gli altri curano a difendere il loro interesse.»

A chi è rivolto il servizio di un sacerdote?
«Colui che vive per il Vangelo entra così in una condivisione virtuosa. Il pastore e il convertito.  [...] Per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel cenacolo del presbiterio. Questa esperienza – quando non è vissuta in maniera occasionale, né in forza di una collaborazione strumentale – libera dai narcisismi e dalle gelosie clericali; fa crescere la stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una comunione non solo sacramentale o giuridica, ma fraterna e concreta. Nel camminare insieme di presbiteri, diversi per età e sensibilità, si spande un profumo di profezia che stupisce e affascina. La comunione è davvero uno dei nomi della Misericordia. [...]

Nella vostra riflessione sul rinnovamento del clero c'entra anche il capitolo che riguarda la gestione delle strutture e i beni. In una visione evangelica evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione che ostacola l'apertura alla perenne novità dello spirito. Mantenete soltanto ciò che può servire per l'esperienza di fede e di carità del popolo di Dio.»

Infine, Bergoglio ha concluso il suo intervento indicando quale sia la ragione ultima del donarsi per un  sacerdote.
«Il nostro presbitero, con i suoi limiti,  è uno che si gioca fino in fondo. Nelle condizioni concrete in cui la vita e il ministero l’hanno posto, si offre con gratuità, con umiltà e gioia. Anche quando nessuno sembra accorgersene. Anche quando intuisce che, umanamente, forse nessuno lo ringrazierà a sufficienza del suo donarsi senza misura.

Ma lui lo sa, non potrebbe fare diversamente. Ama la terra, che riconosce visitata ogni mattino dalla presenza di Dio. È uomo della Pasqua, dallo sguardo rivolto al Regno, verso cui sente che la storia umana cammina, nonostante i ritardi, le oscurità e le contraddizioni. Il Regno (la visione che dell’uomo ha Gesù) è la sua gioia, l’orizzonte che gli permette di relativizzare il resto, di stemperare preoccupazioni e ansietà, di restare libero dalle illusioni e dal pessimismo, di custodire nel cuore la pace e di diffonderla con i suoi gesti, le sue parole, i suoi atteggiamenti.

Ecco delineata la triplice appartenenza che ci costituisce: appartenenza al Signore, appartenenza alla Chiesa, appartenenza al Regno. Questo tesoro va custodito e promosso.»