Sono 184 gli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Ad essi vanno aggiunti l'Unione Europea e il Sovrano Militare Ordine di Malta. Le Missioni diplomatiche accreditate presso la Santa Sede con sede a Roma, incluse quelle dell'Unione Europea e del Sovrano Militare Ordine di Malta, sono 91. Hanno sede a Roma anche gli Uffici accreditati presso la Santa Sede della Lega degli Stati Arabi, dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Nel corso del 2023, la Santa Sede ha stabilito piene relazioni diplomatiche con il Sultanato dell'Oman e si è avviata per fare altrettanto con Kazakhstan e Viet Nam.

Per questo, il tradizionale appuntamento in cui il pontefice, a inizio anno, riceve il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede assume un ruolo non secondario nella diplomazia internazionale, e ancor di più in questo periodo dove la cosiddetta terza guerra mondiale a pezzi è sempre più un'ipotesi reale a causa dei tanti conflitti in corso di cui questa mattina Bergoglio non ha certo evitato di parlare, mettendo al centro quello in corso a Gaza:

"Ribadisco il mio appello a tutte le parti coinvolte per un cessate il fuoco su tutti i fronti, incluso il Libano, e per l'immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza. Chiedo che la popolazione palestinese riceva gli aiuti umanitari e che gli ospedali, le scuole e i luoghi di culto abbiano tutta la protezione necessaria". 

Il Papa si è poi rivolto quindi alla comunità internazionale perché "percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese", come pure di "uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza".

Inoltre, Francesco ha sottolineato anche un altro aspetto di cui dovrebbe esser tenuto conto, sia dai belligeranti, che da certi commentatori che ritengono persino giustificato e dovuto il genocidio in atto a Gaza:

"Sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili" ha detto, citando come "prova evidente" quanto accade in Ucraina e a Gaza. Forse non ci rendiamo conto che le vittime civili non sono danni collaterali. Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni. Se riuscissimo a guardare ciascuno di loro negli occhi, a chiamarli per nome e ad evocarne la storia personale, guarderemmo alla guerra per quello che è: nient'altro che un'immane tragedia e un'inutile strage, che colpisce la dignità di ogni persona su questa terra".

Inoltre, il Papa non si è neppure dimenticato di ricordare che il motivo principale per cui le guerre in corso continuano è dovuto anche all'enorme disponibilità di armi, aggiungendo la necessità di perseguire una politica di disarmo poiché è illusorio pensare che gli armamenti abbiano un valore deterrente. La disponibilità di armi ne incentiva, anzi, uso e produzione:

"Quante vite si potrebbero salvare con le risorse oggi destinate agli armamenti? Non sarebbe meglio investirle in favore di una vera sicurezza globale?"

In un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e promuovere uno sviluppo sostenibile dell’intero pianeta, perché, annota il Papa, occorre estirpare alla radice le cause delle guerre. Prima fra tutte la fame, piaga che colpisce tuttora intere regioni della Terra. Poi lo sfruttamento delle risorse naturali, che arricchisce pochi, lasciando nella miseria e nella povertà intere popolazioni.