Anche nelle ultime ore, sono decine i civili palestinesi uccisi e centinaia quelli rimasti feriti a seguito dei bombardamenti indiscriminati da parte dei Israele su tutta la Striscia di Gaza.

In base alla testimonianza del corrispondente della WAFA, nel nord della Striscia almeno 20 civili sono stati uccisi in un attacco aereo che ha preso di mira diverse case nelle vicinanze della Grande Moschea Al-Omari nella Città Vecchia di Gaza e dell'ospedale battista Al-Ahli, praticamente assediato dai carri armati israeliani schierati in piazza Palestina.

L'IDF sta ancora assediando i distretti di Sahaba e Yarmouk nel quartiere di Daraj, in mezzo a intensi bombardamenti di artiglieria, soprattutto intorno al complesso medico di Sahaba – ora messo fuori servizio – che ospita ancora numerosi feriti e pazienti, tra cui 50 donne in attesa di partorire.

Nei quartieri di Nassr e Sheikh Radwan, sempre a Gaza City, i carri armati e i mezzi corazzati israeliani continuano la loro invasione nelle due aree tra colpi di droni e bombardamenti di missili e artiglieria, provocando decine di vittime, i cui corpi sono ancora per strada, poiché le ambulanze non possono raggiungerli a causa dell'incursione in corso. Altre vittime nella città di Beit Lahia, sempre nel nord così coem in quella di Jabalia, dove almeno 35 civili sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti.

Nella parte centrale di Gaza, diverse case nelle vicinanze della sede della Mezzaluna Rossa nel quartiere di Al-Amal, a Khan Yunis, sono state prese di mira da attacchi aerei, provocando vittime. I feriti sono stati trasportati all'ospedale Nasser, dal cui esterno, fino ad un paio di settimane fa i corrispondenti di Al Jazeera riassumevano ciò che era accaduto in giornata.

Nel frattempo, i carri armati israeliani e veicoli corazzati stanno avanzando nelle aree orientali, settentrionali e centrali di Khan Yunis, a sud della Striscia

A Rafah, al confine con l'Egitto, gli aerei israeliani hanno effettuato quattro raid vicino al campo profughi di Yibna, a sud della città.

I civili palestinesi finora assassinati sono almeno 19.000, tra cui quasi 8.000 bambini, con oltre l'80% della popolazione di Gaza che è sfollata e vaga per la Striscia in cerca di scampare ai bombardamenti.

Una situazione che è oramai indescrivibile, perché drammatica, catastrofica e apocalittica sono ormai attributi insufficienti per riprodurre ciò che sta accadendo in meno di 400 Km² di territorio, dove fame e epidemie completano il genocidio in atto. 

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha quest'oggi riassunto le condizioni in cui operano gli ospedali, anche se oramai difficile definirli tali. In quello di Al-Shifa, il più grande di Gaza, l'OMS ne ha descritto il pronto soccorso come un "bagno di sangue".

L'ospedale è stracolmo di centinaia di feriti, ha dichiarato l'OMS, poiché ogni minuto arrivano nuovi pazienti che vengono curati sul pavimento a causa della mancanza di spazio:

"Il pronto soccorso è così affollato che gli operatori sanitari devono fare attenzione a non calpestare i pazienti sul pavimento. I pazienti critici vengono trasferiti all'ospedale arabo Al-Ahli per gli interventi chirurgici".

Decine di migliaia di sfollati hanno cercato rifugio dentro e intorno alle strutture dell'ospedale, evidenziando l'urgente necessità di una risposta umanitaria per fornire loro risorse essenziali come cibo, acqua e riparo.  

La crisi umanitaria è ulteriormente aggravata dalla grave carenza di cibo e acqua potabile per gli operatori sanitari, i pazienti e gli sfollati dell'ospedale Al-Shifa.  

L'OMS ha dichiarato che si impegnerà a rafforzare l'ospedale Al-Shifa nelle prossime settimane per ripristinarne almeno le funzionalità di base, garantendo che possa continuare a fornire servizi essenziali salvavita.

L'attivazione di un massimo di 20 sale operatorie, insieme ai servizi di assistenza post-operatoria, dipende da una fornitura costante di carburante, ossigeno, medicinali, cibo e acqua, ha affermato l'organizzazione delle Nazioni Unite. I requisiti urgenti includono ulteriore personale medico specializzato, infermieristico e di supporto, comprese le squadre mediche di emergenza.

Attualmente, l'ospedale arabo Al-Ahli è l'unico ospedale parzialmente funzionante nel nord di Gaza, insieme agli ospedali minimamente funzionanti di Al Awda e Al Sahaba Medical Complex, oltre a quello di Al-Shifa. Prima del conflitto ve ne erano 24!

Serve aggiungere altro per poter riconoscere e condannare il genocidio in atta da parte di Israele?

Forse sì. Anche in Cisgiordania i militari dello Stato ebraico stanno compiendo raid, distruzioni e uccisioni. Dopo Jenin, oggi dei droni hanno causato cinque morti nel campo profughi di Turkman, dove i bulldozer israeliani hanno iniziato a distruggere strade e infrastrutture.