"Essere costruttivi con il governo non ha portato a nulla, così il governo va a sbattere per direttissima. Esce una manovra inguardabile e non solo perché non ha un euro su sanità, giovani e donne, ma distrugge anche 18App. Questa è la testimonianza che i proclami populisti cadono entrando a Palazzo Chigi, sembra una manovra scritta da Remo Gaspari. Mi spiace dirlo ma il nostro giudizio è che partecipare ai lavori in commissione è inutile".

Così si era espresso Carlo Calenda, leader di Azione, in una conferenza stampa di inizio gennaio, organizzata in Senato, in cui aveva commentato la legge di bilancio 2023. 

Ma tirare in ballo lo stra-defunto notabile della DC abruzzese Remo Gaspari non ha portato bene a Calenda. Infatti, il figlio di Gaspari, Lucio (che si è dedicato non alla politica, ma alla cardiochirurgia) ha fatto di Calenda quello che, in sostanza, si può definire un ritratto perfetto, gli ha messo la cornice e lo ha appeso al muro:

«Ringrazio Paolo Cirino Pomicino, già ministro della Pubblica Amministrazione, e l'On. del Pd Luciano D' Alfonso per le  parole di rispetto e stima nei confronti di mio padre Remo Gaspari, recentemente ricordato da Calenda in modo del tutto inopportuno come fosse un riferimento negativo, quasi una sorta di modello di non o mal governo. Calenda per l'accaduto si è scusato ritwittando un tweet, come a dire 'non ho tempo per queste cosette, ha già risposto un altro a riguardo. Ecco…'. E buttandola sulla solita noiosa scusa del 'fraintendimento' cerca di salvare capre e cavoli nella barchetta della sua spocchia. Ma di scivoloni continua a farne quotidianamente. Ritengo che, al di là dei colori politici, l'unico vero insegnamento di vita si basi sul rispetto per gli altri e per la loro relativa esperienza. Non voglio regalare altra visibilità al Sig. Calenda, visibilità di cui certo non è sprovvisto dato che un giorno sì e l'altro pure sta in tv e sui giornali a pontificare contro quelli che lui definisce populismi e sovranismi, alla ricerca disperata di una terza via in cui dondolare il suo ego mascherato. Voglio solo cercare di tramandare gli autentici valori della vita anche attraverso  gli insegnamenti che ho ricevuto e che ritengo possano essere utili alle nuove generazioni e alla società tutta per la quale, secondo quelli che sono i miei strumenti e le mie competenze, sarò sempre a disposizione».

Calenda vive sui social e quando non è presente lì lo potete trovare in tv. Dai due palcoscenici pontifica contro coloro che ha identificato come avversari o possibili avversari, elencandone le loro supposte mancanze e la loro dabbenaggine, per poi aggiungere quanto - secondo lui - avrebbero dovuto invece fare... casualmente sempre l'esatto contrario di ciò che hanno fatto.

E tutto questo condito con quell'aria di condiscendente superiorità che fa sembrare ogni sua dichiarazione come una specie di regalo di Dio all'umanità. In pratica, Calenda è la perfetta riproposizione, in forma elegante dato che si rivolge ad un altro elettorato, di ciò che faceva Grillo quando guidava il M5s: il comico genovese dava visibilità alla sua formazione politica mandando quotidianamente gli avversari a fare in ....; il politico romano fa esattamente la stessa cosa, solo con più classe.

Tra i due, però, c'è una differenza di non poco conto. Di Grillo, perlomeno, possiamo dire che è o è stato un comico, ma di Calenda che cosa possiamo dire? Che è stato un protetto di Montezemolo? Che ha fatto carriera in politica come garante per gli interessi di Confindustria? Non proprio un cursus honorum tale da fargli credere di esser migliore di Remo Gaspari... senza dimenticare che Calenda si è pure alleato con lo stesso Matteo Renzi di cui fino a poco tempo parlava con disprezzo per il suo modo di far politica. E adesso con lui vuole addirittura creare un nuovo partito... nonostante Renzi continui a fare le stesse esatte cose per cui in passato Calenda lo disprezzava.