"Manca tutto, non c’è rimasto più niente. Se non arriva la tregua entro domenica, la gente comincerà a morire di fame, di malattie.Abbiamo finito anche l’acqua potabile - afferma suor Nabila, che non chiede solo aiuto, ma anche di pregare perché si smetta di sparare -. Quando c’è la pace ci sono anche la giustizia e i diritti umani.La guerra è una pazzia, e quello che ci chiedono di fare è una pazzia".

A parlare è Suor Nabila tra le macerie della sua scuola, la Rosary Sister School nel nord di Gaza. Lo di ce al Papa, con cui si collega quando Internet funziona. Da più di cento giorni racconta a Francesco come stanno i rifugiati riparati e intrappolati tra le rovine della sua scuola e la parrocchia di Gaza.

Nel Nord della Striscia le spedizioni con i beni di prima necessità sono un miraggio, e l'esercito israeliano continua a insistere perché 630 rifugiati intraprendano a piedi i 30 chilometri diventati i più pericolosi al mondo per spostarsi a Khan Younis e Rafah dove bombardamenti e combattimenti sono più intensi.

"La Rosary Sister School era la scuola più bella di tutta Gaza, ce lo dicevano tutti. Per tornare come prima ci vorranno almeno dieci anni".

"I bombardamenti deliberati contro l’Istituto nei primi giorni di guerra hanno fatto 25 morti e numerosi feriti. Abbiamo tra di noi persone che hanno ancora le schegge in corpo. Le curiamo come possiamo, ma le ambulanze non possono arrivare, gli ospedali sono stati distrutti, e non sappiamo dove portarli".

Qualche giorno fa sono stati lanciati da un aereo israeliano su quella che era la piazza della scuola e ora è nient’altro che un ammasso di macerie e ferraglia, alcuni lotti di medicinali per cure d’emergenza. Ma perché colpire così brutalmente un luogo nel quale, per ammissione degli stessi esponenti israeliani, non c’è mai stata traccia di estremismo né di infiltrazioni di Hamas? Possibile che si possa sospettare che perfino le suore con il sari di Madre Teresa di Calcutta e quelle del Verbo Incarnato siano un pericolo per la sicurezza di Israele?

"Quando abbiamo chiesto il perché, ci hanno risposto che fuori dal nostro perimetro c’era una postazione militare di Hamas".


Intanto proseguono le trattative per una tregua, con il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid Al-Ansari, che ha dichiarato che Israele avrebbe accettato la proposta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e che Doha avrebbe una prima conferma positiva da parte del Movimento di Resistenza Islamica (Hamas). In precedenza, il quotidiano Maariv aveva citato il ministro delle Finanze israeliano, l'estremista sionista Bezalel Smotrich, che aveva affermato: "Non voglio dare false speranze alle famiglie degli ostaggi... secondo me, non ci sarà alcun accordo".

Sulla stessa linea, il ministro della Difesa di Israele, Yoav Galant, che ha affermato che le operazioni lanciate dall'IDF nell'area di Khan Yunis, come parte della guerra in corso da 118 giorni contro la Striscia di Gaza, "avvicinano la restituzione degli ostaggi israeliani"  detenuti dalle fazioni della resistenza palestinese. Galant ha poi aggiunto che l'esercito d'occupazione continuerà il suo attacco di terra fino a Rafah, la città al confine con l'Egitto.



Fonte: Avvenire / Nello Scavo