Aldo Agroppi - intervista a Republica del febbraio 2023:

"La depressione mi fa compagnia da tanti anni, ancora ne soffro. E' una malattia oscura, che ti logora dentro. Io la definisco il tumore dell’anima. Non la guarisci. Fare l'allenatore ha sicuramente aggravato il mio problema. I calciatori, nella maggior parte dei casi, sono ignoranti e non capiscono quanto sia difficile il mestiere dell’allenatore. Spesso, invece di darti una mano, formano una cricca per metterti in difficoltà. Ricordo quando alla mia prima panchina di A i tifosi erano arrabbiati con me perché non facevo giocare Antognoni. Avevo la polizia sotto casa, mia moglie non poteva andare a fare la spesa e i miei figli a scuola. E ogni giorno all’allenamento c’erano due ali di folla che mi volevano picchiare. Per fortuna c’era Passarella che mi difendeva. Eppure, nonostante tutto, quell’anno arrivammo quarti. Oggi saremmo in Champions.Il calcio è cambiato in peggio. C’è poca qualità, i procuratori comandano e gli allenatori fanno i fenomeni. Vanno in panchina con la cartella, il computer, hanno staff di quindici persone, hanno pure lo psicologo. Altro che psicologo, per certi allenatori ci vorrebbe lo psichiatra. Ho sempre pensato che un allenatore può incidere al 20 per cento, il resto lo fanno la società e i giocatori. Faccio un esempio: Spalletti allenava la Roma, non faceva giocare Totti. Ricordo che in una partita, a tre minuti dalla fine, fece cenno al suo secondo di chiamare un giocatore dal riscaldamento. Il suo secondo è un bravo ragazzo, ma ha fatto una carriera da calciatore modesta. Si alza dalla panchina con in mano un bloccone di duecento pagine, e va a chiamare Totti. Si avvicina, apre il blocco e gli spiega i movimenti. Ora io dico, sei davanti a Totti, uno dei calciatori italiani più forti di tutti i tempi e gli devi spiegare cosa fare? Lo trovo offensivo. Ma questo è il calcio di oggi, devi far vedere che sei organizzato, che hai tutto sotto controllo. Il calcio oggi è una roba da ridere".