(di Marco Tordiglione  Non avete tra le mani un articolo scientifico o un libro dedicato a professionisti, un testo contente istruzioni, regole e/o consigli in merito a quanto sta accadendo  nel mondo.
Navigando su internet potete leggere e raccogliere informazioni di ogni tipo, commenti, ricerche scientifiche, articoli di cronaca in merito al virus che dalla Cina si è successivamente propagato nei diversi Paesi del mondo, e tra questi la nostra bellissima Italia. 
Il titolo che ho scelto rappresenta il punto di partenza per una riflessione sull'epoca attuale, un modo per condivere pensieri ed offrire uno spunto per osservare intorno a noi la società.

Sulla base delle mie conoscenze ed esperienze nel campo del diritto, dopo la laurea in giurisprudenza e varie specializzazioni professionali, potrei elaborare dei concetti ed azzardare un approccio normativo per approfondire fenomeni sociali, culturali, politici ed economici che stanno trasformando la nostra quotidianetà.
In questo momento storico in cui il termine "virus" sta radicalmente modificando le abitudini e la storia dell'uomo, che costringe intere nazioni e governi di ogni estrazione politica ad intervenire con programmi, leggi, misure atte a salvaguardare noi ed il sistema, occorre avere una visione "globale" e porre le basi per una riflessione sul nostro futuro.

Stiamo vivendo, infatti, l'era della globalizzazione, della digitalizzazione ove le comunicazioni, gli spostamenti, la circolazione delle persone e delle idee, in tutti i settori come l'economia, la scienza, la medicina, la politica, la "famiglia", le relazioni sociali, etc. ovvero infiniti campi in cui la velocità ed il continuo progresso non deve farci trascurare il fatto di essere umoni e donne.

Ci sono dei limiti: primo fra tutti "noi stessi", perchè di fronte ad un evento come quello che si sta verificando, e che ci mette alla prova, dobbiamo ripartire dalle cose più semplici, preservare la nostra natura e responsabilizzarsi.

Come stiamo apprendendo in questo marzo 2020 (mese che nella cultuta popolare viene chiamato "pazzarello") dai vari messaggi da parte delle cariche isituzionali ed esponenti politici, è vitale rispettare regole e precauzioni ai quali non siamo abituati.
La responsabilità che ne deriva, l'autodisciplina da adottare al fine di tutelare il nostro benessere e la salute, da intendersi non solo come un bene fondamentale dell'individuo ma anche della collettività, è il segno evidente di una crescita dell'intera società. 
Una conquista di "civiltà" che non è semplice da realizzare e garantire per il futuro, considerato che la nostra è una società eterogenea, frammentata da culture, tradizioni varie, ma che rappresenta uno strumento, un'arma in grado di combattere e neutralizzare fenomeni avversi, crisi, guerre, etc...
Forse siamo in "guerra", una battaglia che nella storia ciclicamente ritorna ma se restiamo "uniti" e rispettiamo le regole ci rende più forti.

Osserviamo anche la natura, gli animali, le piante, la terra che calpestiamo, in sintesi l'ambiente che, in un certo senso, ci ospita e ci offre la vita; una fonte inesauribile di insegnamenti su come "vivere" e "sopravvivere".
Certo l'uomo si distingue e si eleva perchè ha bisogno di stabilire delle regole, delle norme giuridiche e sociali. 
La convivenza civile, pertanto, diventa "rispetto degli altri" e delle regole che ci sono nella comunità; "vivere insieme" quale carattere tipico e basilare per la nostra esistenza.

Per questo vorrei prestare attenzione, senza dedicarmi ad una indagine sulla nascita e diffusione del virus attuale, sulle regole e precauzioni approvate e diffuse alla comunità, ad ogni individuo e cittadino del mondo.
Fra tutte, quella di mantenere una distanza minima fra le persone, evitare contatti, strette di mano e gesti che possono aumentare il rischio contagio, sopratutto e necessariamente qualora le persone abbiano o dimostrano segni e/o sintomi o soffrono di patologie che possono mettere in pericolo anche la salute di chi ci sta di fronte.
Si tratta di precauzioni necessarie che, indubbiamente, modificano il bisogno che nutriamo di socialità, che descrive e scandisce il nostro vivere, la nostra routine fra la gente, parenti, amici, chi amiamo o semplici conoscenti, magari mentre prendiamo il treno per andare a lavoro, il bus o beviamo un caffè al bar.
Precauzioni temporanee, fino a quando non avremo ristabilito l'"ordine", cioè la nostra forza e spirito di sopravvivenza.

L'informazione è fondamentale, sopratutto quando l'esigenza di comunicare in tutto il mondo risulta utile e funzionale a sconfiggere nemici come virus ed epidemie; mediante l'unione e lo scambio di dati e risultati fra le autorità ed i soggetti competenti, preposti alla cura ed alla salvaguardia di beni fonadamentali come la "salute" e la "sicurezza", si arriva più facilmente al successo. 
In questo momento, ed in futuro, arrivare primi non significa ricchezza, potere o altro, ma la vita, il benessere di tutte le generazioni e di ogni individuo, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

La visione che dobbiamo assumere non deve solo ricordarci che abbiamo dei diritti ma anche dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
A tal proposito merita un cenno i fenomeni di razzismo anti-cinese che si sono manifestati in occidente, considerato che l’epidemia venuta da Wuhan ha mostrato una debolezza del sistema cinese. Questo non significa che l'Occidente e noi dobbiamo trovare un colpevole o guardare con diffidenza una cultura lontana. 
La storia ci insegna che ogni atteggiamento di razzismo  ha i suoi risvolti sociali e politici. L'ascesa di queste tensioni in ambito internazionale comporta una conseguenza in capo alle masse, che possono trasformarsi in forme sempre più acute sino a destabilizzare l'intero sistema.
Quindi, prima di ricercare i colpevoli, le responsabilità e le sanzioni, occorre mirare all'obiettivo primario, la tutela della salute dell'uomo.
Semmai, occorre guardare alle distorsioni di un sistema, alle regole che si è imposto ed alla propria fragilità, in quanto il diffondersi di un'epidemia è la conseguenza grave che qualcosa non è stato prevenuto o sono mancate cautele che dovevano essere segnalate tempestivamente.


Oggi, 14 marzo, il cielo si è aperto, finalmente il giorno si schiude ed il grigio delle nuvole svanisce lasciando spazio ad un tenue cielo primaverile.
Che strani giorni questi, da una parte l'ansia per ciò che sta accadendo nel mondo, nella gente, nei soliti posti, i supermercati con gli addetti muniti di mascherine protettive, i clienti furtivi e schivi, che si curano di mantenere la giusta distanza per non correre il rischio di un contagio. 
Dall'altra bar e negozi insolitamente chiusi, ma in realtà osservano le prescrizioni dettate dai provvedimenti di emergenza emanati dalle varie autorità centrali e locali.
Attualmente la nostra è una società in "quarantena", con le strade isolate, le città solitarie a causa della necessità di contenere l'epidemia, restando a casa e limitando le uscite, gli affollamenti.
Ma, sopratutto, mantenere la distanza fra le persone, indossare la mascherina e guanti, non avere contatti diretti, precauzioni che cambiano il nostro volto, lo nascondono quasi a voler celare un mistero.
In questo momento in cui l'Italia "colpita" mostra il proprio coraggio e responsabilità, la vita non si ferma.
Gli alberi mostrano i segni della primavera che ha tutta l'intenzione di decollare e volare in alto. 
I bambini nel giardino di casa giocano a pallone ed i genitori li osservano intenti ad adottare precauzioni ma senza sacrificare il loro sorriso. Gli uccelli cantano ed il loro suono sembra voler aprire le porte alla bella stagione.
Ma ritorniamo alla realtà, nell'attesa di un miglioramento dell'emergenza sanitaria dovuta al numero dei contagi, l'Italia a chiazze cerca di adottare una strategia e delle misure in vista delle conseguenze economiche e sociali per i prossimi mesi.
La priorità è capire come contenere il virus e curare i pazienti, trovare una cura. Il resto del mondo ci osserva, preoccupato in quanto la dimensione del fenomeno è divenuta globale.
Nel passato e nella storia dell'uomo ci sono già stati eventi quali epidemie, virus, guerre e periodi tristi, che ci hanno insegnato o mostrato i sacrifici e le debolezze dell'uomo. Quanto la sua sicurezza ed ambizione ad essere potente e ricco si sia arresa di fronte alla natura, al nostro essere imperfetto.
Ma dalle macerie abbiamo creato le basi anche per una rinascita, per conquiste importanti che hanno migliorato il nostro vivere, la nostra cultura e i valori.
Quello che oggi forse ci inquieta maggiormente, in una società "moderna" dove le possibilità di muoversi e realizzarsi sono elevate, dove "internet" ci consente di percorrere vie e territori che non hanno confini, ciò che non vediamo e sentiamo ci costringe a fare un passo indietro.
Dobbiamo ritrovare la forza di andare avanti al riparo, guidati da uno spirito innato di sopravvivenza e dalla ricerca di una soluzione. Già, perchè la nostra fortuna è proprio la capacità di elaborare, studiare, comprendere, insomma aggiustare le cose.
E con l'unione degli sforzi, il risultato arriva. 
L'interazione ed il confronto sono la chiave per un progresso, per sanare quei vuoti che le macchine non possono sentire, che la tecnologia non può risolvere.
La nostra ricchezza, la risorsa migliore che possiamo sfruttare per saziare i nostri bisogni, siamo noi, le nostre conoscenze ed il valore aggiunto dettato dalla ragione.