Nella grande tradizione filologica di Angelo Mai,  gesuita della Biblioteca Vaticana, che, sul finire del 1819, aveva ritrovato in un palinsesto del secolo X, sotto un commento di Sant’Agostino ai Salmi, molti frammenti del trattato “De re publica” di Cicerone, possiamo inserire le ricerche che hanno portato alla redazione del volume “Difese Penali” di Enrico De Nicola curato da Gaetano Iannotta, Direttore della Collana di Eloquenza Forense della De Frede Editore in Napoli. Se, sino alla scoperta fatta da Angelo Mai, di Cicerone si conosceva solo il sesto libro, ovvero “Somnium Scipionis”, anche le “Difese Penali” di De Nicola erano celate in un archivio e mai pubblicate. Oggi grazie all’opera filologico-giuridica di Iannotta è possibile leggere le difese del grande penalista, dalle quali emerge che ogni angolo della causa viene frugato e l’anima dei protagonisti scrutata con acume psicologico.

«Or dunque, de Nicola sia durante la preparazione del discorso e quando pronunciava l’arringa non perdeva mai di vista che il vero obiettivo dell’oratore è quello di convincere i giudici e vincere la causa alla stregua di un proiettile teso al bersaglio.

Insomma, de Nicola può essere definito un modello di perfetto avvocato dentro un sommo oratore.» (ha scritto l’autore nella prefazione).

«Di de Nicola si potrà allora emulare sia il modo in cui descrive ogni cosa perché appunto egli eccelle soprattutto nella esposizione chiara, comune e lineare dei fatti, conseguente alla semplicità dell’espressione senza fare mai ricorso all’amplificazione; che nell’utilizzo della logica delle perfette figure geometriche quale metro unico di valutazione delle prove.

Di questo pregio vi è prova nelle “Difese Penali” in cui si coglie, tra l’altro, il passaggio nell’oratoria forense dalla sontuosità ottocentesca alla sobrietà moderna introdotta proprio dal suo stile.» (dal saggio “Sul miglior stile di eloquenza forense” di Gaetano Iannotta). Un volume, dunque, di grande pregio sia giuridico che storico-filologico.