"Per la prima volta siamo qui, abbiamo conosciuto tutti i parenti delle vittime di quella strage. Siamo andati a vedere una targa apposta sul luogo dell'attentato. ... Qualcosa si sta muovendo. Abbiamo saputo della dichiarazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci rassicura che, forse, il silenzio di cinquant'anni stia per finire. Non vogliamo trovare un colpevole, non sono statti trovati cinquant'anni fa non li troveranno mai, ma riteniamo che le vittime non vanno mai dimenticate. La memoria collettiva di queste cose è importante".

Questo è quanto dichiarato oggi da Anna Narciso, figlia di una delle vittime dell'attentato del 17 dicembre del 1973 che, grazie al podcast della giornalista Michela Chimenti, "Una mattina a Fiumicino", ha potuto incontrare i familiari delle altre vittime nella cerimonia commemorativa che si è tenuta quest'oggi a Fiumicino.

"Oggi dopo cinquant'anni i parenti delle vittime si ritrovano grazie al mio podcast - ha dichiarato la Chimenti - e a quattro anni di ricerche, durante i quali ho insieme tutte le voci dei familiari e i nuovi documenti fino a quel momento desecretati. I parenti si sono ascoltati e hanno sentito l'impellente necessità di trovarsi, di parlarsi, di condividere questo momento di dolore e questa gioia, perché oggi abbiamo anche sorriso. Ho la pelle d'oca e non ci credo, quando arrivi a creare un sentimento così condiviso per me è stato straordinario, credo lo capirò fra qualche giorno".

Nello stesso giorno di 50 anni fa, un commando di cinque terroristi palestinesi, arrivato a Fiumicino con un volo dalla Spagna, irruppe nello scalo di Fiumicino fra i passeggeri in attesa di imbarcarsi, sparando raffiche di mitra tra la folla, prendendo in ostaggio sei agenti e lanciando tre granate, di cui una al fosforo, all'interno di un Boeing 707 della Pan Am diretto a Teheran, fermo in una piazzola di parcheggio con 56 passeggeri a bordo. Morirono 32 persone, tra cui 6 italiani.