Per amore o per odio, per coraggio o per viltà, per furbizia o per scemenza, per questi e per molti altri motivi diciamo le bugie. Una simile abbondanza di cause appare subito sospetta: quando per darsi ragione di qualcosa si può invocare tutto e il suo contrario, vuol dire che si è a corto di risposte chiare e definitive. D’altra parte penso che nessuno si aspetti di sapere proprio tutta la verità sulle bugie. Mentire non è una cosa buona e dignitosa, meglio chiarirlo subito per non destare legittimi turbamenti.

Ma, fatta questa obbligatoria ammissione preliminare, dobbiamo pur riflettere sul fatto che di bugie piccole, medie e grandi è intessuta la trama del vivere sociale. Ad oggi si evidenzia una percentuale oltre il 40% di casi in cui in una coppia eteronormativa uno dei partner in modo latente sperimenti e abbia rapporti omosessuali, l’omosessualità trova la sua massima criticità nel senso di colpa che si sperimenta post rapporto sessuale, sono sempre di più quelle coppie soprattutto in età adulta a sperimentare la confusione inelaborata in fasce adolescenziale.

Il coming out e i processi sociali legati ad esso potrebbero essere definiti sociologicamente “fatti sociali totali” in quanto smuovono le coscienze di molti e soprattutto inseriti nello spazio pubblico transazionale, credo fortemente nella necessità di fare divulgazione di tali tematiche con l’obiettivo di scardinare quanti più tabù possibili sempre nel nome della scienza. Molti sperimentano situazioni del seguente tipo: penso sempre più spesso che vorrei fare sesso con un mio carissimo amico. Solo che per me è molto strano: non sono mai stato attratto dagli uomini in questi ventitré anni. Certo, so riconoscere se qualcuno è un bel ragazzo, l’ho sempre detto ma—davvero—con zero interesse sessuale. Quello è stato sempre al 100 percento verso le ragazze. Ora invece faccio pensieri sconci quando vedo il mio amico, quando cerco apposta i suoi profili, quando mi masturbo. Mi capitava già saltuariamente di farli, questi pensieri, ma credo che la loro frequenza sia aumentata esponenzialmente quando sei mesi fa si è lasciato con la sua tipa e—è bisessuale—ha iniziato ad avere incontri sessuali anche con uomini. E in tutta risposta, senza che potessi evitarlo, mi sono detto: e perché con me no? La cosa buffa è che ho pure guardato del porno gay per capirci di più, ma non mi è piaciuto. Preferisco ancora quello tra donne o uomo-donna. Solo che con lui sto da sempre fin troppo bene, e tutti i nostri momenti bromance mi fanno sentire senza difese. In fondo lui lo sa, e ci gioca parecchio. Come quando una settimana fa con la scusa (?) dell’ubriachezza mi ha dato un bacio a stampo dicendo che forse era meglio se stavamo a casa noi due invece di andare a ballare, e io gli ho risposto, “ma, dai, che cavolo fai, spostati” davanti a tutti.

Ed è nella risposta “spostati davanti a tutti “ che emerge in modo lampante il senso di colpa legato ai stereotipi misogini, patriarcali, sessuali, e al complesso di cooley, importante definire che uno stereotipo non è altro che un processo cognitivo/comportamentale di semplificazione concettuale, però spesso l’assenza di dettaglio e il semplificare massivamente ci preclude la possibilità di captare l’essenziale, e sono proprio le tensioni legate ai stereotipi a caratterizzare come fluida (Bauman) la società e a incentivare le varie nuove coppie generazionali a non voler etichettare la forma di coppia, “Le etichette sono descrittive, non prescrittive,” chiarisce Stefano Verza, psicologo clinico, specializzato in come ambiente sociale e psico-sessualità dell’individuo influiscono l’uno sull’altra. “Il modo in cui ci descriviamo aiuta a presentarci al mondo, ma non è un fortezza granitica intorno a noi: possiamo entrare e uscire dai confini.”

Molti studi hanno tentato di stimare l’incidenza della defezione nella popolazione generale nel tempo. Tuttavia, i risultati sono eterogenei e abbracciano un range apparentemente ampio, che oscilla tra l’1,5% e il 60% a seconda del campione di riferimento e della domanda sperimentale (Smith, 1991; Gordon et al., 2004). Numerosi studi (vedi, ad esempio, Atkins et al. 2001 o Wiederman 1997) suggeriscono che la percentuale di persone in relazioni stabili che rivelano esperienze extraconiugali è in media di circa il 25%. Indipendentemente dal fatto che l’infedeltà diventi realtà, le fantasie di tradimento sono un’esperienza molto comune: secondo i risultati di uno studio condotto da Hicks e Leitenberg (2001), quasi tutti gli uomini (98%) e gran parte delle donne (80%) fantasticano su Stabilire una relazione con qualcuno diverso dal tuo partner.

Prendiamo come esempio il porno: si scopre che ciò che molte persone amano guardare potrebbe non corrispondere ai comportamenti/esperienze sessuali che vorrebbero avere nella vita reale, questa è la bellezza del porno, nella tua stanza puoi esplorare tutte le tue fantasie senza doverle vivere," potrebbe essere vero anche il contrario: potresti divertirti o meno guardando qualcosa che hai già fatto nella vita reale o che desideri esplorare, Il porno spesso riguarda più "aspetti estetici e visivi" che mettono in risalto le mille sfumature, “come direbbe Kinsey [che ha inventato l’omonima scala, altrimenti detta Heterosexual-Homosexual Rating Scale, primo tentativo di definire una sessualità più veritiera e fluida]: il mondo non è diviso in pecore e capre, non tutte le cose sono bianche o nere,” e tu, caro hai tutto il diritto di salire o scendere dalle scale tutte le volte che vuoi, di fermarti al gradino che preferisci o di cambiarlo se penserai sia il caso.

Essere se stessi in un mondo che cerca continuamente di cambiarti è la più grande delle conquiste, tale conquista naturalmente prevede un lungo lavoro personale relativo all’inquadramento della propria personalità(nucleo stabile del comportamento), ma soprattutto dalla presa di coscienza che non siamo noi a scegliere chi amare (Conoscio) ma bensì la scelta nasce dall’inconscio e dalle stimolazioni descritte nel ciclo della risposta sessuale di koplain, il quale trova come punto nevralgico l’intensità relativa all’intimità e storicità psichica che vede coinvolti i due partner. Ci sono centinaia di luoghi dove gli uomini, non costretti dal contesto, decidono comunque di dedicarsi al reciproco ano. Basti pensare alla “tearoom culture” degli anni Sessanta, alla pratica di tizi sposati di fare o ricevere pompini nei bagni isolati, nei parchi, sotto la metro. Il problema è che per la società ci deve sempre essere una logica, un motivo razionale. Non sono pochi gli uomini eterosessuali che fanno sesso gay. Se lo fa una donna, si parla di esplorazione della femminilità. Se lo fa la controparte maschile, non si parla mai di sperimentazione o curiosità, ed è tutta un’altra storia.

Il contatto omosessuale è prevalente , nelle prigioni come negli ambienti militari, tra le gang di motociclisti come tra i più conservatori, eppure non vi si trova altra spiegazione che non sia: sono omosessuali latenti, lo sono e non lo accettano. Insomma l’idea che passa è che la donna sia ricettiva e flessibile, l’uomo chiuso e rigido, l’uomo avrebbe come unico obiettivo quello di diffondere il seme, la sua sessualità è legata alla biologia e alla teoria evoluzionistica e può comportarsi da omosessuale solo in circostanze estreme, tipo la galera o la caserma, dove non si vedono donne, all’epoca qualche sociologo disse che lo facevano per sfuggire alle pressioni cattoliche: con le mogli non potevano usare i profilattici e se facevano sesso quando volevano si rischiava di avere molti più figli. C’è sempre una ragione razionale all’omosessualità maschile, sembra, l’’omosessualità capita, e questo mantiene l’eterosessualità intatta. Lo stesso accade nelle fratellanze, al college esiste un gioco chiamato “Elephant Walk” (il trenino nudi) perché te lo dice lo studente più anziano e fra due anni sarai tu a dare lo stesso ordine a una matricola.

Questione di pressione psicologica, di ricerca di accettazione. Sarà pure, ma nelle foto gli studenti ridono e si divertono, che dire dei rituali dei marinai, tipo la penetrazione anale o cose simili per festeggiare l’attraversamento dell’equatore? Non è percepito come sesso, né come atto gay, è’ goliardia, condivisione, è’ come dire: sono talmente etero che posso scherzarci su senza problemi, anche sui siti di “dating” gli annunci spesso recitano: “Non sono solito andare coi gay, e sono attivo, non passivo”, usano il linguaggio etero, anche se cercano un’esperienza omo, postano foto di addominali per dimostrare di essere maschi, per chi legge, sono omosessuali che non ammettono di esserlo.

La verità è che gli uomini si sono interessati ai contatti omosessuali nello stesso momento in cui è nata l’eterosessualità, solo che ogni volta devono legittimare le loro azioni, a differenza delle donne, non sono omosessuali, tantomeno bisessuali, perché spesso, dopo l’esperienza, si sposano, fanno figli, frequentano donne, proseguono la loro vita seguendo l’orientamento eterosessuale, se proprio vogliamo usare una categoria è quella “queer”, sottocultura che apre a tutti i tipi di relazioni, ancorata a una lunga tradizione di essere contro le norme, ma gli etero non sentono alcun bisogno di sentirsi parte di questa comunità. Per concludere, chi fa sesso omosessuale, non è necessariamente omosessuale, che si tratti di uomo o donna. E’ un desiderio condiviso, che fa parte della condizione umana, c’è chi lo realizza e chi no. Bisogna smetterla di essere ossessionati da argomenti socio-biologici, che si tramutano in una trappola. Non scegliamo né abbiamo controllo sulla nostra attrazione sessuale semmai l’unico controllo lo possiamo trovare nella ricerca del nostro io reale (Noce Te Ipsum), a tal proposito negli ultimi tempi è emerso il fenomeno del “Bud Sex”, gli uomini che corteggiano un uomo non sono gay, ma nonostante facciano sesso con altri uomini, si identificano come uomini etero, quindi sono attratti dalle donne.

In molti casi potrebbe non essere facile entrare nelle nuove sfere sociali che stanno facendo le coppie sposate, che hanno partner e amano figli, motivo per cui il sociologo Tony Silva ha condotto una ricerca sociologa e l’ha chiamato ricerca "In aree rurali dove avviene il sesso" su la creazione dell'immagine della mascolinità tra le donne eterosessuali, la parola "Bud Sex" significa "sesso tra coppie" -, il sesso tra uomini della popolazione rurale che pensano in questo modo molto lontano all'omosessualità, dalle dichiarazioni di una ventina di persone intervistate, Tony Silva dipinge un quadro molto interessante, a partire dal fatto che chi pratica questa attività sessuale sceglie i partner in base al genere, all'etnia e alla sessualità, In particolare, gli uomini intervistati erano uomini della stessa razza (in questo caso bianchi), uomini o uomini birazziali. Secondo questa ipotesi, il loro comportamento è classificato come eterosessuale perché si trovano con persone simili sotto tutti gli aspetti, compresa la sessualità, i valori e lo stile di vita, ad esempio, parlare di donne e politica crea senso di appartenenza, in questo caso porta a motivazioni ben precise, che sono legate alla profondità dell'essere in un determinato ambiente.

Sebbene sia un atto di emozione e amore, nato dal desiderio umano, la radice del sesso quando si parla di sesso sembra essere l'intimità e la segretezza, la maggior parte degli intervistati ha affermato che uno dei vantaggi è nascondere i rapporti sessuali, indipendentemente dal tipo di informazioni sul marito, le informazioni raccolte dai ricercatori nella loro ricerca sono simili a quelle del tipico uomo bianco single, sposato con figli e con più di 50 anni. e il periodo del desiderio sessuale. Quindi, alla fine, il sesso è ancora una funzione per alcuni uomini per esprimere il proprio desiderio sessuale senza mettere in discussione la propria identità, come se fosse un modo semplice per festeggiare il proprio essere.