La notizia pubblicata su "Il Messaggero" suscita anche l'indignazione del Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati da anni impegnati nel tentativo di rinnovamento della Chiesa Cattolica.

«Ho cercato mia figlia per vent’anni, dopo che la suora me l’aveva portata via, è stato tutto inutile». Trentamila neonati dati in adozione da istituti della Chiesa cattolica in cambio di denaro e all’insaputa delle madri che venivano sottoposte a maltrattamenti, interventi di sterilizzazione, abusi sessuali. Tutto è successo in Belgio per quasi 40 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale in nome dell’integralismo e di una interpretazione crudele dei principi religiosi. Le ragazze rimaste incinte senza essere sposate venivano portate in strutture gestite dalla Chiesa. E lì trovavano l’inferno. Alcune di loro, durante il parto, venivano obbligate ad indossare una maschera, in modo che non vedessero il figlio appena nato. Per altre c’era l’anestesia totale.«Avevo mal di pancia. Mi chiedevo cosa fosse. È venuta l’infermiera. Le ho detto: “Ho dolori”. Mi ha detto che avevo appena partorito con il cesareo e che ero stata sterilizzata. Ho detto: “Scusate? Mi avete sterilizzato senza il mio permesso?” Poi è arrivata una suora. Le ho chiesto dove fosse mia figlia. Lei mi ha detto che non c’era, non era lì. L’ho cercata per anni, per anni... Sì, davvero. Avrei voluto tenere mia figlia tra le braccia». Cyrilla oggi ha 67 anni, vive in Belgio, e in una intervista rilasciata alla tv Rtl ha riaperto la pagina più dolorosa della sua vita. Quando aveva appena 23 anni, fu portata in un istituto delle suore, a Lommel, nel Nord Est del Belgio, come succedeva alle ragazze che aspettavano un figlio e non erano sposate. Venne costretta a lavorare, «dovevamo pulire le cucine, le camere». Fino a quando un giorno la trasferiscono in ospedale, la sottopongono ad anestesia totale. Non vedrà mai la bambina data alla luce e non potrà avere altri figli, perché la sterilizzano. Questa è una delle tante storie che stanno scuotendo il Belgio e ponendo sotto accusa la Chiesa cattolica, perché tra la fine della Seconda guerra mondiale e la metà degli anni Ottanta almeno 30mila bambini sono stati dati in adozione da istituti religiosi all’insaputa della madre. Anzi, sono stati venduti, visto che la Chiesa cattolica belga chiedeva in cambio per ogni neonato una cifra compresa tra i 10mila e i 30mila franchi (tra i 250 e i 750 euro). Nel 2015, quando ci furono le prime rivelazioni, la Conferenza episcopale fiamminga chiese scusa alle vittime delle adozioni forzate. In questi giorni però un podcast molto dettagliato (Kinderen van der Kerk, Figli della Chiesa) realizzato dalla testata Het Laatste Nieuws, ha ricostruito la storia, facendo parlare sia le madri a cui furono sottratti i figli sia i bambini dati in adozione forzatamente dalla Chiesa in cambio di denaro. I vescovi sono di nuovo intervenuti, hanno chiesto una indagine indipendente sulle adozioni forzate e spiegato di comprendere il dolore e il trauma delle vittime. Il caso è arrivato in Parlamento, e tra gli interventi ce n’è stato uno che ha suscitato molta emozione e un applauso sincero degli altri deputati. Ha parlato, in lacrime, la deputata Yngvild Ingels che ha detto: «Per i genitori il cui figlio è stato adottato c’è sempre una domanda centrale: dov’è nostro figlio? Io avrei voluto dire loro che sto bene e che ho trovato una casa calda». Già quattro sacerdoti sono stati sospesi, ma il ministro della Giustizia, Paul Van Tigchelt, ha spiegato: «Quello che è successo è spregevole. Questi fatti devono essere esaminati fino in fondo. Serve una adeguata preparazione alla visita di Papa Francesco in Belgio nel 2024». Inoltre, è ancora al lavoro una commissione parlamentare d’inchiesta sugli abusi sessuali avvenuti all’interno della Chiesa e s’ipotizza l’approvazione di un emendamento che riconosca i bambini dati illegalmente in adozione come “vittime della tratta di esseri umani”».Debby Mattys, 57 anni, è una delle neonate vendute dalle suore: «Mia madre era diciottenne quando ha avuto una gravidanza indesiderata. L’ho cercata per vent’anni, ma è stato inutile». I documenti non sono stati conservati o sono stati distrutti. Aggiunge: «La Chiesa ha una responsabilità enorme. Non solo per quello che è successo in passato. Anche oggi continua ad abusare del potere permettendo che i documenti e i file scompaiano. E non collabora».Il Movimento Internazionale chiedo credibilità e rinnovamento. Non possono essere tollerate ancora coperture ad abusi e violenze. "Noi preti sposati con regolare percorso canonico dovremmo essere riammessi al ministero".


Di seguito la notizia Ansa
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La Chiesa cattolica avrebbe venduto circa 30mila bambini all'insaputa delle loro madri. È quanto rivelato nel podcast 'Kinderen van de Kerk' della testata belga Het Laatste Nieuws, in cui madri e bambini adottati parlano per la prima volta di questi eventi svoltisi in un arco temporale che va dalla fine della Seconda guerra mondiale fino agli anni Ottanta. Le donne incinte e non sposate, a quanto riporta la testata, venivano collocate in istituti cattolici, dove subivano umiliazioni e persino abusi sessuali.Durante il parto, alcune donne sono state sottoposte ad anestesia generale, mentre altre hanno dovuto indossare una maschera: tutti modi per impedire alle madri di vedere il proprio figlio, che veniva immediatamente separato dopo la nascita. Alcune donne sarebbero state addirittura sterilizzate. Altre sono state costrette a firmare un documento in cui rinunciavano al figlio o gli veniva detto che era nato morto. I bambini venivano poi venduti per ingenti somme - tra i 10.000 e i 30.000 franchi belgi (all'incirca tra i 250 e i 750 euro), a volte molto di più - a famiglie adottive. I documenti non conservati o distrutti rendono oggi estremamente difficile il processo di ricongiungimento, afferma Debby Mattys (57 anni), che è stata data in adozione dalle suore e ha trascorso oltre 20 anni alla ricerca della sua madre naturale. "Mia madre aveva 18 anni quando ha avuto una gravidanza indesiderata", ha dichiarato a Het Laaste Nieuws.Nel 2015 la Conferenza episcopale si è scusata con le vittime di adozioni forzate in istituti cattolici presso il Parlamento fiammingo. In risposta alle recenti testimonianze, i vescovi hanno espresso la loro compassione per il dolore e il trauma delle vittime, nota il Brussels Times. La Chiesa chiede un'indagine indipendente sulle condizioni descritte dalle donne coinvolte.