Ricordi del mio primo incontro con la coppia franco-tedesca in una Bruxelles freddissima e tristissima. Erano i due colleghi del mio nuovo gruppo di lavoro. Ambedue con nomi altisonanti e dinastici, come solo le vecchie diplomazie di allora riuscivano ad esprimere. Venivo dal caldo del Medio Oriente, ancora con abiti chiari e leggeri, morivo di freddo. Loro erano già lí da due anni, perfettamente a loro agio. Lui, affabile e cortese, ma consapevole di rappresentare il paese che maggiormente contribuiva al bilancio comunitario. Lei "molto assertiva", come si diceva allora. Scandiva i suoi ragionamenti in tre punti, secondo gli insegnamenti dell'ENA, come se il sillogismo lo avessero inventato loro. Riuscivano a condizionare i lavori secondo uno schema collaudato che prevedeva una prima loro concertazione sui punti principali in discussione e poi la ricerca della maggioranza normalmente con i paesi del nord, con l'Olanda e la Danimarca in prima linea. Di tanto in tanto, soprattutto sulle questioni agricole, la Francia si ricordava di essere un paese anche mediterraneo e chiedeva, anzi pretendeva il nostro appoggio. Il canovaccio, con le dovute sfumature, funzionava così su gran parte dei temi ed a tutti i livelli, compresi i consigli cui partecipavano i ministri.
Non devi stupirti, mi dicevano i colleghi più anziani, se le cose qui funzionano in questo modo. Tu pensi che l'idea di Europa sia nata col Manifesto di Ventotene? Solo in parte e dopo. L'Europa comunitaria nasce in realtà sui campi di battaglia della Somme nella Grande Guerra e dalla Blitzkrieg che, nel 1940, portò i tedeschi a Parigi in poco più di un mese. Nasce dal risentimento e dalla paura dei francesi nei confronti di chi aveva occupato il proprio Paese per tre volte in 70 anni, ma nasce anche dalle affinità elettive tra i due popoli. Alla radice "du Couple franco-allemand" , che tanta invidia ed apprensione suscita tra noi degli altri stati membri, vi è certo il timore degli odi passati, ma anche una straordinaria affinità culturale. È un tema che si ritrova in un libro di Vercors uscito in clandestinità nella Francia occupata dai nazisti e che viene ripreso nel bellissimo film di Truffaut "Jules et Jim".
Col tempo e attraversando varie generazioni di politici il motore franco-tedesco è stato, ci piaccia o meno, l'asse portante prima della Comunità e poi dell'Unione. Adenauer-De Gaulle, Brandt-Pompidou, Schimdt-Giscard d'Estaing, Schröder-Chirac, Merkel (sempre lei) con Chirac, Sarkozy, Hollande e Macron in successione, hanno tutti contribuito a rendere più stretta ed interconnessa questa relazione particolare tra due paesi e due popoli.
Pochi italiani hanno un'idea di cosa tutto questo significhi:
- Periodici consigli dei ministri congiunti.
- Scambi di direttori generali e non solo di funzionari junior nei vari ministeri.
- Programmi di ricerca comuni.
- L'Airbus.
- Un peso prevalente nell'EADS (European Aeronautics Defence and Space Company.
- La Brigata franco-tedesca, composta da ufficiali e da militari che si esprimono nelle due lingue e che è perfettamente operativa.
- Una rete ferroviaria ad alta velocità che collega i due paesi.
- I programmi bilaterali scambi di studenti che sono stati all'origine del programma Erasmus.
- Il Collegio franco-tedesco di insegnamento superiore.
- Un manuale della comune storia di Francia e Germania.
Vi sono tantissimi altri campi di cooperazione. Personalmente sono molto affezionato ad ARTE, il canale televisivo culturale bilingue, nel senso che con il pulsante del telecomando lo si può ascoltare in francese o in tedesco. Raccoglie meno spettatori di RAI 3, ma resta la prova tangibile delle affinità elettive tra i due popoli, del loro rapporto, direi morboso, di odio-amore, della comune sindrome "né con te, né senza di te".
Que reste-t-il du Couple franco-allemand ? Tantissimo e Macron, dopo l'eclisse hollandiano, si prepara a rinverdirne gli allori. E la Merkel non si tira certo indietro. Le Couple è sempre stato, per i tedeschi, un buon investimento.

Giulio Tonini