Con l’annuncio di Don Antonio Romano, che sveste la tonaca perché si è innamorato, torna attuale la grande domanda: sarebbe cosa buona far ammogliare i sacerdoti?  Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati fondato da don Giuseppe Serrone (da anni ritirato in uno dei Sacri Monti del Piemonte) rilancia il tema della riammissione al ministero dei preti sposati con famiglia "grande risorsa per tutta la Chiesa".

Di seguito una notizia di cronaca sul nuovo caso tratta da orticalab.it:

"Don Antonio Romano, da 23 anni parroco di Chiusano San Domenico, ha deciso di svestire la tonaca perché si è innamorato. Non è il primo e non sarà l’ultimo prete che, messo di fronte alla scelta tra il sentimento – e la sua sublimazione nei piaceri della carne – e la chiesa, decide di seguire la prima opzione.Come ogni volta che accade una cosa del genere torna di grande attualità il tema del celibato dei preti. È giusto? Non lo è? Onestamente, noi intravediamo soltanto dei benefici, che vanno ben oltre il semplice e sempre valido ragionamento che sposarsi permetterebbe ai preti di avere molti più elementi per comprendere le reali esistenze delle famiglie (eterosessuali, ça va sans dire) che si rivolgono a loro in cerca di guida.Un primo, fondamentale vantaggio, sarebbe quello di ammettere implicitamente che il corpo delle donne non è poi così pericoloso. Non più “un’arma di distrazione di massa” e fonte di peccato, da tenere lontana e tacciare di stregoneria. Perché è questo che la santa chiesa cristiana cattolica e apostolica ha sempre fatto, con il corpo in generale e con quello femminile in particolare. Lo ha mortificato e inibito, frustrato e ingabbiato. Nell’impegnare tutti i suoi sforzi per far agire i suoi adepti in vista dei premi da ottenere in una vita ultraterrena, unicamente dedicata all’anima, ha sempre bistrattato ciò che permette l’esistenza nel mondo, qui ed ora.Facendo coincidere fin dai suoi albori l’astinenza con la santità, e vietando ai suoi sacerdoti la vicinanza delle donne, cosa si è contribuito a diffondere se non l’idea del corpo femminile come origine del male, provocazione costante, distogliente dai propri doveri di buon ministro di Dio?Anno dopo anno, secolo dopo secolo, si è stratificata l’idea della donna come di peccatrice e provocatrice per il solo fatto di esistere, di nascere tale. Concetto che ha giustificato e ancora oggi consente di cercare scorciatoie in materia di molestie e stupri.Basterebbe questo per risolvere la questione? Benedire l’unione tra una donna e un prelato? Certamente no. Mica certe cose si sistemano premendo un interruttore. Ma sarebbe di certo un primo passo, un segnale importante.Invece siamo abbastanza certi che consentire ai prelati di ogni ordine e grado di sposarsi risolverebbe, quello sì in un baleno, un altro problema: la crisi delle vocazioni. Sono sempre di meno gli uomini che “sentono la chiamata” e decidono di dedicare la loro vita al sacerdozio e, per quanto sia facile dare la colpa alla decadenza dei valori sociali in generale, non pensiamo di dire una sciocchezza affermando che a scoraggiare il perseguimento di questo tipo di carriera – nonostante il “tempo indeterminato” garantito – sia soprattutto la prospettiva di una vita intera senza sesso.Non è più come una volta, che le donne venivano fatte passare dalle porte laterali delle canoniche e ben più di un prelato si è scoperto doppiamente “padre”. Oggi ci son gli smartphone che riprendono ciò che non vogliamo, mantenere un segreto è sempre più difficile, quindi meglio rinunciare alla tonaca che al desiderio.I preti tutti ammogliati sarebbero qualcosa di talmente rivoluzionario che, nonostante una timida apertura da parte di Papa Francesco, non avverrà mai. Si aprirebbero troppe questioni, a cominciare dalla possibilità di immaginare matrimoni anche per le suore (adesso stiamo veramente esagerando…) e finendo alla contraccezione (veramente vogliamo far fare alle mogli dei preti un figlio ad ogni ovulazione per tutta la vita perché ogni rapporto deve avere come fine la procreazione?).Senza contare che, facendo ufficialmente entrare il femminile nelle chiese, e con esso tutte le questioni legate alla parità di genere a partire dalle istituzioni familiari, un sistema di potere così tanto patriarcale e misogino quale la Chiesa cattolica è sempre stata subirebbe ben più di uno scossone.Dunque auguri ad Antonio Romano (non più don) per il suo amore e futuro matrimonio. Noi continuiamo a sognare una chiesa più inclusiva e vicina alla realtà degli esseri umani. Tanto a differenza di tutto ciò che la riguarda, almeno questo è gratis".

L'articolo sopra-riportato riflette di un certo "immobilismo". Le riforme dovrebbero arrivare per necessità dato che la Chiesa Cattolica Romana rischia la "chiusura".

Per don Serrone Papa Bergoglio potrebbe cambiare idea e accettare di ricevere come supporto alla pastorale i preti sposati: "felicissimi di poter riprendere a celebrare la S. Messa per il bene della Chiesa e dei fedeli di tutto il mondo".