Il musical Emilia Pérez di Jacques Audiard, pur avendo ottenuto un numero record di 13 candidature agli Oscar per un film non in lingua inglese, è stato al centro di numerose controversie che ne hanno minato la corsa ai premi, rendendolo uno dei film più discussi delle ultime edizioni.
Le speranze di Emilia Pérez di competere per il premio di Miglior film agli Oscar sono state fortemente compromesse a seguito della riemersione di vecchi tweet razzisti della sua protagonista, Karla Sofía Gascón. Nonostante le sue scuse pubbliche, l'attrice è diventata il centro di una controversia che ha danneggiato la reputazione del film, anche a causa della gestione percepita come ipocrita da parte di Netflix.
La decisione di allontanare Gascón dalla campagna promozionale per gli Oscar, scoraggiando la sua partecipazione agli eventi, ha evidenziato una gestione incoerente del caso. Questa strategia sembra essere motivata dal tentativo di proteggere le possibilità di vittoria del film nelle categorie in cui è considerato favorito, dopo aver inizialmente promosso la candidatura di Gascón come Miglior attrice protagonista per sfruttare il primato di attrice transgender candidata agli Oscar, nonostante il ruolo principale fosse di Zoe Saldana.
Un tempo, le campagne diffamatorie si consumavano in ambienti ristretti, tra lusso e segreti. Harvey Weinstein, maestro di queste tattiche subdole, ne è un esempio lampante. Oggi, l'avvento di internet e dei social media ha trasformato il panorama, amplificando la velocità e la portata degli scandali.
Questa nuova realtà ha reso le campagne per gli Oscar particolarmente vulnerabili a controversie orchestrate per sabotare le candidature. Tuttavia, la storia dimostra che l'Academy, in alcune occasioni, ha scelto di ignorare le polemiche online, premiando film nonostante i boicottaggi. Sarà il caso di Emilia Pérez?