In base alla narrativa del "migliore di mondi possibili", l'Istat, nel comunicare l'ultimo dato macroeconomico della settimana, riguardante l'inflazione, ci fa sapere che a novembre 2017 l'indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, diminuisce del -0,2% su base mensile, ma aumenta del +0,9% rispetto a novembre 2016, anche se a ottobre era pari al +1%.

Che cosa ha frenato l'inflazione per il terzo mese consecutivo? Il rallentamento dei prezzi relativi ai beni, per quanto riguarda quelli degli Alimentari non lavorati, e quello dei servizi, relativo ai prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. A controbilanciare quei rallentamenti, l’accelerazione dei prezzi degli Energetici non regolamentati che sono passati a +5% dal +4,3% del mese precedente.

L'inflazione di fondo, quella calcolata al netto degli energetici e degli alimentari freschi, scende ancora di un decimo di punto percentuale e si attesta a novembre al +0,4% dal +0,5% di ottobre. Stessa sorte per la componente di fondo calcolata al netto dei soli Beni energetici, che si attesta al +0,6% dal +0,7% del mese precedente.

Per quanto riguarda l'andamento annuale, la crescita dei prezzi dei Beni accelera, seppur lievemente, e si attesta a +1,3% (dal +1,2% di ottobre), anche se rallenta quella dei Servizi (+0,5% da +0,7%). Il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si conferma quindi negativo e pari a -0,8 punti percentuali (era -0,5 a ottobre).

L'inflazione acquisita per il 2017 è pari a +1,2% per l'indice generale e +0,6% per la componente di fondo. Anche per il 2017, l'obbiettivo di raggiungere un livello di inflazione leggermente superiore al 2% tale da poter confermare una stabilità della crescita economica sembra essere fallito, con la speranza che Draghi continui però la politica di supporto al debito pubblico dei paesi dell'area euro.