Quando ha preso in mano il timone dell'Argentina a novembre scorso, il presidente Milei aveva preannunciato una terapia d'urto per il paese.
Il bilancio di tale "terapia" dopo oltre 100 giorni di presidenza conferma che questo shock c'è stato, con il taglio (quasi l'azzeramento) alla spesa pubblica che a gennaio, per la prima volta dal 2012, ha prodotto un avanzo finanziario di quasi mezzo miliardo di euro.
Gli attori economici internazionali hanno applaudito e quelli locali pure con l'indice Merval che da metà dicembre ha guadagnato il 40%.
Ci sono però due parametri che ancora da tale "terapia" non hanno trovato riscontro. Uno riguarda l'inflazione che con la maxi-svalutazione del peso argentino è arrivata fino al 276%. L'altro riguarda la popolazione, con il tasso di povertà che, da oltre il 40%, adesso è salito al 57%.
Se le cifre dicono poco, nella realtà ciò significa che gran parte degli argentini fanno fatica a mangiare e sono impossibilitati a curarsi.
E quella di Milei si può chiamare "terapia"?