Lunedì il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato lo scioglimento del gabinetto di guerra, costituito per organizzare la risposta militare israeliana all'attacco del 7 ottobre.

Inizialmente il gabinetto di guerra era stato presentato come una sorta di nuovo governo o ultra-governo che avrebbe dovuto attendere alla campagna militare, mentre il resto delle normali attività dell'esecutivo (mai sciolto) sarebbe stato rimandato a dopo la fine del conflitto... la cui durata era stata ipotizzata di soli pochi mesi. 

L'istituzione del gabinetto si era resa necessaria soprattutto per far essere partecipi anche le opposizioni alle responsabilità delle scelte militari. Dei membri dei partiti di opposizione solo Gantz, però, ha fatto parte del gabinetto. Pertanto, dopo che il leader della coalizione che comprende Unità Nazionale e Blu e Bianco si è dimesso denunciando la totale assenza di obiettivi da parte di Netanyahu - soprattutto per quanto riguarda cosa Israele dovrà fare una volta terminato il conflitto - il gabinetto di guerra aveva perso ormai senso, tanto più che Ben Gvir, l'estremista Ben Gvir, pretendeva di farne parte.

Che cosa cambia adesso? Che l'offensiva militare israeliana continuerà come prima, con l'unica differenza che le questioni più delicate saranno affrontate in un forum di consultazione più piccolo, all'interno dell'esecutivo.

L'altro leader dell'opposizione alla Knesset, Yair Lapid di Yesh Atid, ha reagito alla decisione di Netanyahu dichiarando che era l'attuale governo a doversi sciogliere, ribadendo la necessità di stringere un accordo con Hamas per riportare a casa i prigionieri israeliani detenuti nella Striscia.

L'altra questione che in queste ore tiene banco è la possibile ufficializzazione della guerra con Hezbollah con l'invasione del Libano da parte di Israele. Questa eventualità nel conflitto in atto è stata presa al balzo dall'amministrazione Biden per dimenticarsi e soprattutto far dimenticare l'opinione pubblica della linea rossa che aveva tracciato in relazione a Rafah... linea rossa ampiamente superata, oltre che palesemente cancellata.

Biden, dopo l'inconsistente e inutile Blinken, ha mandato in Israele come proprio inviato speciale Amos Hochstein, che già in precedenza aveva mediato tra Libano e Stato ebraico, per evitare che anche il conflitto ufficioso in atto al confine settentrionale israeliano finisca per diventare un conflitto ufficiale, dando il via ad un allargamento delle attività militari che difficilmente rimarrebbe regionale.