Nonostante le rassicurazioni di Biden, continua anche mercoledì il calvario delle azioni del settore bancario dopo l'improvviso crollo della Silicon Valley Bank.

A soffrire più di altre nel vecchio continente è Credit Suisse, che ha fatto registrare un calo fino ad oltre il 20% delle sue azioni, mentre i suoi Credit Default Swap (CDS) a cinque anni hanno raggiunto un nuovo record, evidenziando l'aumento delle preoccupazioni degli investitori sulla tenuta della banca.

L'istituto svizzero ha perso tre quarti del suo valore nell'arco di un anno, con una capitalizzazione ridotta a 8 miliardi di franchi, a fronte - ad esempio - dei quasi 55 miliardi di UBS.

Il crollo del titolo della Credit Suisse, causato dal suo principale azionista - Saudi National Bank - che ha dichiarato di escludere la possibilità di fornire supporto finanziario in caso di ulteriori richieste di liquidità, ha portato ad un calo di oltre il 6% dell'indice bancario europeo (.SX7P), con i principali listini del continente che hanno fatto registrare perdite fino oltre il 3%.

A fare le spese di questa situazione, anche i rendimenti dei titoli di Stato italiani con lo spread tra il Btp a dieci anni e il Bund che ha raggiunto i 192 punti, con un tasso al 4,14%.

Forti cali anche nel pre-mercato Usa con i grandi istituti bancari - tra cui JP Morgan Chase, Citigroup e Bank of America - che hanno fatto registrare perdite tra il 2% e il 4%.

Attesa in Europa per le decisioni della Bce, che prima della nuova possibile crisi finanziaria aveva annunciato una nuova stretta sui prestiti, con un ulteriore aumento dei tassi.