Benjamin Netanyahu e Sigmar Gabriel, rispettivamente premier di Israele e ministro degli Esteri della Germania, avrebbero dovuto incontrarsi già 10 mesi fa, ma all'epoca Netanyahu rifiutò di farlo - sfiorando l'incidente diplomatico - per la decisione di Gabriel di voler incontrare Breaking the Silence e B'Tselem, due Ong israeliane che si occupano della difesa dei diritti dei palestinesi.

Per questo, il colloquio avvenuto oggi a Tel Aviv ha assunto l'aspetto di una specie di riconciliazione tra i due politici, visto che comunque tra Israele e Germania i rapporti erano rimasti ottimi, come ha anche dimostrato l'incontro tra Merkel e Netanyahu al Forum di Davos.

Nella conferenza stampa seguita all'incontro, sia il premier israeliano che il ministro degli Esteri tedesco hanno detto di condividere una visione comune sui problemi del medio oriente, salvo quanto riguarda la questione del nucleare iraniano, con la solita cortesia richiesta dalla diplomazia.

Successivamente, però, Gabriel ha tenuto un discorso all'Istituto di Studi sulla Sicurezza Nazionale e lì, molto meno diplomaticamente, ha precisato meglio il suo pensiero - evidentemente anche quello del governo tedesco - sulle questioni più scottanti che riguardano Israele, mostrando la propria preoccupazione sulle ultime scelte degli Stati Uniti e sulla loro condivisione da parte dello Stato ebraico, chiedendosi se ciò sia davvero una buona cosa!

Rivolgendosi ai presenti, Gabriel si è chiesto se Israele stia effettivamente ancora pensando ad una soluzione negoziata con i palestinesi o stia pensando invece ad un progetto diverso che preveda l'occupazione perpetua o addirittura l'annessione della Cisgiordania e, in tal caso, se Israele sia effettivamente disposta a pagarne il prezzo.

Gabriel ha poi aggiunto che la Germania è ancora favorevole alla soluzione dei due Stati, anticipando in tal senso un incontro con il presidente palestinese Mahmoud Abbas per far riprendere i negoziati tra israeliani e palestinesi, sostenendo il suo appoggio per l'attuazione di un piano che riporti la situazione nell'area a quella precedente alla guerra del 1967. Fino ad allora, la posizione della Germania sarà quella indicata dal diritto internazionale in relazione alla tutela dei territori occupati.

Infine, Sigmar Gabriel, probabilmente con molta perfidia dato che ha anticipato la sua conclusione come buona notizia, ha detto che "la Germania attende con impazienza il giorno in cui sarà in grado di trasferire a Gerusalemme la propria ambasciata in Israele... ma lasciatemi aggiungere: in due Stati, con Gerusalemme come loro capitale!"