"I recenti casi di femminicidio dimostrano la necessità dell’adozione di misure incisive, preventive e repressive, per contrastare efficacemente questo drammatico fenomeno.
Il legislatore, negli ultimi anni, ha arricchito l’arsenale di misure volte non solo ad assicurare severe sanzioni penali a carico degli autori ma anche a potenziare gli strumenti idonei a consentire un’efficace e tempestiva protezione delle vittime da parte della forza pubblica".
Così la Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, Martina Semenzato, deputata di Coraggio Italia e del Gruppo parlamentare di Noi Moderati.
"Il braccialetto elettronico - aggiunge - costituisce certamente un valido deterrente ma si limita solo a segnalare la trasgressione della misura in atto non ad impedire il reato. Non si deve avere paura, in presenza dei presupposti di legge, di adottare la misura della custodia cautelare in carcere, l’unica realmente capace di salvare la vittima dal femminicidio, l’autore del reato dal carcere a vita e i figli dalla penosa condizione di 'doppiamente' orfani.
Il fenomeno del femminicidio si alimenta di pericolose sottovalutazioni, soprattutto in presenza di denunce, e dell’incapacità di cogliere i segnali, anche minimi, che lo precedono", conclude Semenzato.