Tutti sappiamo cos’è un bug informatico e cosa può comportare. Conosciamo anche l’origine di questo termine? Scopriamola insieme.

Il termine bug viene tradotto letteralmente con “baco”, mentre nell’immaginario comune indica un errore in fase di programmazione che compromette il corretto funzionamento del programma. Diventa popolare grazie a Grace Hopper, pioniera della programmazione nonché giovane ufficiale della marina americana.

È il 1947 e l’ufficiale Hopper, unitasi al team di sviluppo del Computation Laboratory di Harvard, inizia a lavorare a Mark II, uno dei primi computer elettromeccanici della storia. Il gruppo cerca di rilevare la causa del malfunzionamento della macchina, smontando pezzo dopo pezzo la sezione interessata. Scoprono con sorpresa una falena incastrata tra due relay elettrici. Quel piccolo insetto tra gli ingranaggi del grande computer ha dato origine alla connotazione attuale di bug, quale problematica di natura informatica.

Sul loro diario di lavoro, alla data del 9 settembre 1947, scrissero questo appunto: “Primo caso reale di ritrovamento di bug”. E accanto ci incollarono la falena colpevole della segnalazione.

Non sono stati i primi ad utilizzare questo termine. Già nel 1844 Ada Lovelace, figlia di Lord Byron, notò come fosse difficile realizzare programmi privi di errori per la macchina analitica. E nel 1878, persino Thomas Alva Edison descrisse il rallentamento del processo di sviluppo delle sue invenzioni a causa di piccoli bug.

In fase di sviluppo del software assume così grandissima importanza il debugging. Nel linguaggio dell’informatica, è un’operazione di messa a punto di un programma, ovvero di ricerca e correzione (talvolta automatica) degli errori di procedura, che impediscono o rendono difettosa l’elaborazione dell’eseguibile.

I bug sono sempre esistiti

Durante la progettazione possono essere rilevati errori sintattici nella fase di building dell’applicazione o semantici per i quali il debugger dell’ambiente di sviluppo entra in gioco, analizzando passo per passo il funzionamento del codice.

Approfondiamo insieme la differenza tra errori sintattici e semantici nella seguente tabella:

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