"Avverto che, in data 21 giugno 2022, i deputati Cosimo Adelizzi, Roberta Alaimo, Alessandro Amitrano, Giovanni Luca Aresta, Sergio Battelli, Luciano Cadeddu, Vittoria Casa, Andrea Caso, Gianpaolo Cassese, Laura Castelli, Luciano Cillis, Federica Daga, Paola Deiana, Daniele Del Grosso, Margherita Del Sesto, Luigi Di Maio, Giuseppe D'Ippolito, Gianfranco Di Sarno, Iolanda Di Stasio, Manlio Di Stefano, Francesco D'Uva, Mattia Fantinati, Marialuisa Faro, Luca Frusone, Chiara Gagnarli, Filippo Gallinella, Andrea Giarrizzo, Conny Giordano, Marta Grande, Nicola Grimaldi, Marianna Iorio, Luigi Iovino, Giuseppe L'Abbate, Caterina Licatini, Anna Macina, Pasquale Maglione, Alberto Manca, Generoso Maraia, Vita Martinciglio, Dalila Nesci, Maria Pallini, Gianluca Rizzo, Carla Ruocco, Emanuele Scagliusi, Davide Serritella, Vincenzo Spadafora, Patrizia Terzoni, Gianluca Vacca, Simone Valente e Stefano Vignaroli, già iscritti al gruppo MoVimento 5 Stelle, e Antonio Lombardo, già iscritto al gruppo Coraggio Italia, hanno comunicato alla Presidenza le proprie dimissioni dai gruppi di rispettiva appartenenza e la formazione, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del Regolamento, del gruppo parlamentare denominato Insieme per il Futuro".

Questo è quanto dichiarato mercoledì dal presidente della Camera, Roberto Fico, in apertura di seduta, ufficializzando la scissione nel Movimento 5 Stelle annunciata martedì sera in conferenza stampa da Luigi Di Maio. Dopo la nascita di Insieme per il Futuro, la Lega diventa il primo gruppo alla Camera con 132 membri, mentre i 5 Stelle passano da 155 a 105 componenti. Terzo il Pd con 97.

Quali sono state le giustificazioni di Di Maio che lo hanno portato a lasciare il Movimento?

"Quella di oggi è una scelta sofferta che mai avrei immaginato di dover fare: oggi io e tanti altri colleghi lasciamo il Movimento 5 stelle, quella che da domani non sarà la più grande forza politica in Parlamento"..."In Parlamento c’è stato un voto che delinea la posizione dell’Italia e che ribadisce l’appartenenza all’area euro-atlantica ... non è il momento per le ambiguità. ... Di fronte alle atrocità che sta commettendo Putin non potevamo mostrare incertezze, dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare nella storia. Nei giorni scorsi si è acceso un dibattito proprio sul voto di questa mozione. Un dibattito nato dall’esigenza di fare chiarezza su alcune dichiarazioni di dirigenti M5s. Putin ancora in questi minuti sta continuando a bombardare. Non possiamo permetterci ambiguità". "In un momento così delicato, la guerra non è uno show mediatico è maledettamente vera”, ha aggiunto, annunciando la creazione del nuovo partito dove “non ci sarà spazio per l’odio, per populismi, sovranismi o estremismi". "Mi sono interrogato a lungo sul percorso che il M5s ha deciso di intraprendere, un percorso che guarda al passato. Ci siamo ancorati a vecchi modelli. Era necessario aprirsi al confronto. Voglio dire grazie al M5s per tutto quello che ha fatto per me, sono anche convinto di aver ricambiato dando il massimo per il Movimento in tutti questi anni. Sono stati anni intensi, ricchi di emozioni, successi ma anche grandi sofferenze e quella di oggi è una scelta sofferta che non avrei mai immaginato di fare"."Oggi io e tanti colleghi e amici lasciamo il M5s, quella che da domani non sarà più la prima forza politica in Parlamento"."Da oggi inizia un nuovo percorso, con persone che hanno scelto di guardare al futuro. Abbiamo bisogno di aggregare le migliori capacità e talenti di questo Paese perché uno non vale l'altro". 

In base al supporto dato dal M5s al governo Draghi, compreso il voto di ieri al Senato, le dichiarazioni di Di Maio sono pretestuose, visto che non hanno rispondenza alcuna con la realtà dei fatti. Inoltre, finiscono per essere anche inevitabilmente ironiche, con l'affermazione "uno non vale l'altro", dove il "ministro degli Esteri" millanta competenze che non ha mai avuto.

Dato che l'Italia è un Paese senza memoria, è quindi necessario elencare un florilegio delle "competenze" dimaiane pubblicate da il Sole 24 ore (se qualcuno volesse pensare che fossero inventate):

"C’è il dittatore Pinochet che dal Cile viene associato al Venezuela, ma c’è anche il presidente cinese Xi Xinping il cui cognome diventa “Ping”. Il leader politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio si accinge a varcare la porta della Farnesina, la sede del ministero degli Affari esteri. In questa nuova esperienza si porta dietro, probabilmente suo malgrado, tutta una serie di situazioni che, se proprio non le si vuole definire “gaffe”, espressione sulla carta poco in voga nelle stanze della diplomazia, potrebbero rientrare nel genere “uscite poco felici”.A febbraio, Di Maio cerca di porre rimedio alla crisi diplomatica fra Italia e Francia. Crisi che porta Parigi a richiamare l’ambasciatore francese a Roma all’indomani dell’incontro tra l’allora vicepremier dell’esecutivo giallo verde e i gilet gialli transalpini. In una lettera a Le Monde, Di Maio confida di nutrire ammirazione per il popolo francese, che il pentastellato - sue testuali parole - considera «un punto di riferimento per la sua tradizione democratica millenaria». Dimenticando che in Francia è scoppiata, correva l’anno 1789, una rivoluzione che ha sancito la fine della monarchia di Luigi XVI e di Maria Antonietta.A novembre 2018 Di Maio si trova in Cina, a Shanghai, in occasione dell’International Import Expo, in veste di ministro dello Sviluppo economico. «Ho ascoltato con molta attenzione il discorso del presidente Ping», spiega, storpiando in maniera evidente il nome del presidente cinese, uno degli uomini più potenti del mondo.Un altro scivolone risale al settembre 2016. All’epoca Di Maio è vice presidente della Camera. In un post su Facebook attacca il premier di allora, Matteo Renzi, paragonandolo ad Augusto Pinochet. Ma, nella prima versione del post, Di Maio colloca il regime del generale in Venezuela anziché in Cile. La correzione giunge dopo pochi minuti, quando oramai è tardi: l’errore viene immediatamente stanato dai follower più attenti, che non si lasciano sfuggire l’occasione per ironizzare. Così su Twitter l'hashtag #Pinochet diventa topic trend.Nel luglio 2016, rispondendo via Fb ai malumori interni per il suo incontro con una società di lobbying, il vice presidente della Camera accosta quanti sono affetti da tumore a un gruppo di pressione, esattamente come “petrolieri e inceneritori”. «Esiste la lobby dei petrolieri e quella degli ambientalisti, quella dei malati di cancro e quella degli inceneritori» scrive Di Maio. Un accostamento che desta non poche perplessità".

Quindi, se il supporto al governo Draghi era assicurato dai 5 Stelle e se le competenze di Di Maio sono (forse) quelle di uno studente medio liceale, quali sono le ragioni vere che lo hanno portato alla scissione? non molte, anzi una: il limite el secondo mandato.

Di Maio e coloro che lo hanno seguito (non ho verificato per tutti, ma sarei sorpreso che si sia qualcuno con un singolo mandato tra i nuovi componenti del gruppo), in base al regolamento dei 5 Stelle alle prossime legislative non potranno essere ricandidati... e non potranno essere ricandidati ad alcuna carica pubblica. 

Per questo, per avere una chance di uno stipendio in future elezioni, Di Maio e chi lo ha seguito hanno deciso di tentare la sorte... quasi sicuramente con la benedizione di Draghi e, probabilmente, con quella di altri capipopolo che hanno promesso di imbarcarli in future alleanze.

Una mossa della disperazione, umanamente comprensibile, anche se eticamente ingiustificabile... ma tant'è.  

In Parlamento il nuovo gruppo ha sicuramente dei numeri, ma nel Paese? Sui social, l'iniziativa di Di Maio sta collezionando insulti... nei sondaggi vedremo.

Conte, presidente del Movimento, per ora tace, ma in giornata, dopo l'ufficializzazione del gruppo alla Camera, qualcosa dovrà pur dire, sia in relazione alla sua permanenza al governo, sia in relazione ai rapporti con altre forze politiche, a partire dal Pd, a cui qualcuno intesta il placet per la scissione messa in atto da Di Maio.

Per concludere, nel nuovo regolamento che i 5 Stelle fuggiaschi hanno approvato, oltre ai finanziamenti al partito che non hanno versato pensando alla fuga, si sono comunque impegnati a sottoscrivere anche le conseguenze delle clausole di esclusione, tra cui la seguente:

"L’esclusione dal MoVimento 5 Stelle disposta a carico di eletti all’esito di una competizione elettorale nella quale quest’ultimo si sia presentato sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle, determina l’obbligo dell’escluso stesso di corrispondere, entro 10 giorni dal momento in cui il provvedimento di espulsione diventerà definitivo, ad un ente benefico indicato dal MoVimento 5 Stelle, una somma pari al 50% (cinquanta per cento) degli emolumenti percepiti e/o da percepire in un anno solare, in ragione della carica ricoperta a seguito dell’elezione".

Adesso l'avvocato Conte potrà esercitare al meglio le sue competenze.