"È sconvolgente che il movimento Lgbtq+ stia usando la morte tragica di una persona per fare una polemica politica. Io credo che chi ha lasciato solo il professor Bianco sia proprio il movimento Lgbt, perché a 7 anni di distanza, solo per cercare di trovare la visibilità, per attribuire una responsabilità, senza farsi una domanda sul modo del suo coming out?""Dire che si è omosessuali è una affermazione, presentarsi in classe, perché questo accadde, con una parrucca bionda, un seno finto, una minigonna ed i tacchi è un'altra cosa . Venne usato allora come bandiera di grande coraggio e oggi viene usato in morte per fare una polemica tutta politica, perché sono di Fratelli d'Italia"."Da tre giorni i miei social sono attaccati con minacce di morte, con parole d'offesa a me e alla mia famiglia, alla mia vita, quindi se c'è una responsabilità di alzare i toni, è dall'altra parte. Io sono andata a rileggermi il post in cui parlavo di Cloe Bianco e pubblicai la mail arrivatami in ufficio e scrissi: 'Traete da soli le conclusioni'. Nelle successive interviste, parlai di chi va abbigliato in un certo modo, senza aver preparato la cosa. "Ho definito Cloe Bianco 'un uomo vestito da donna' e cos'è se non questo? Oggi a Milano c'è il sole o la pioggia? Qui c'è il sole e anche se volessi la pioggia il sole splende nel cielo"."Sentire la propria sessualità in modo diverso, particolare, omosessuale, transessuale è una cosa, ma non è la scuola il luogo della ostentazione perché di questo si trattò. Ci sono molti insegnanti gay che conosco, che si confrontano con me, che di certo non usano la scuola per farne una vetrina, che rispettano il luogo della scuola. In queste ore sono tornata su alcune vicende che hanno aperto un dibattito nazionale, non sono in Veneto, sui ragazzi richiamati ad un abbigliamento più consono al luogo istituzionale. Allora questo vale per i ragazzi, ma non può valere per un docente? Che tipo di messaggio diamo?"
Questo, sue parole, è ciò che esattamente pensa Elena Donazzan, assessore di Fratelli d'Italia all'Istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità della regione Veneto, sulla tragica fine di Cloe Bianco, professoressa suicida, vittima di transfobia, su cui la stessa Donazzan 7 anni fa prese provvedimenti dopo la lettera di alcuni genitori, allievi di Bianco.
Nel 2015 Cloe Bianco, che insegnava fisica all'istituto Mattei di San Donà di Piave, aveva iniziato a fare lezione vestita da donna, spiegando ai suoi alunni perché non avrebbe più indossato abiti maschili. Annuncio che i genitori dei ragazzi non riuscirono a digerire, appellandosi all'allora Assessore all'Istruzione Elena Donazzan.
Cloe venne sospesa per tre giorni dall'insegnamento, a causa del comportamento ritenuto "non responsabile, né corretto", per poi essere relegata a ruoli di segreteria, senza poter più insegnare. Dopo reiterate umiliazioni, aveva deciso di lasciare il paese e rifugiarsi nel camper a cui ha dato fuoco e dove sabato scorso è stata ritrovata morta.
Prima di uccidersi, sul proprio blog, aveva condiviso queste parole: "Oggi la mia libera morte, così tutto termina di ciò che mi riguarda. Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest'ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l'ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio. Se mai qualcuna o qualcuno leggerà questo scritto".
Morale.
Elena Donazzan, la "conservatrice" di estrema destra, come dimostrano le sue parole, è una fallita: dal punto di vista umano, etico, morale, culturale. Dopo aver contribuito ad umiliare - perché questo è quanto è accaduto - una persona a causa della sua identità di genere, invece di scusarsi o almeno di tacere rivendica quanto ha fatto, attribuendo la colpa di quanto poi accaduto al movimento Lgbtq!
E che dire del fatto che definisce omosessuale una persona transgender?
Che cosa ci insegna questa vicenda? Che l'Italia del conservatorismo postfascista di Giorgia Meloni cui appartiene la signora Donezzan, l'Italia del motto Dio, Patria e Famiglia (lo stesso in auge nel ventennio fascista), nel caso finisse per governare il Paese sarebbe un'Italia senza diritti per le minoranze, un'Italia dove i diritti sarebbero garantiti solo ad alcuni, a coloro che rientrano negli "standard di Fratelli d'Italia", mentre altri, ritenuti diversi, qualunque sia il motivo, sarebbero mal sopportati, repressi, perseguitati, scacciati.
Proprio come accade sotto qualsiasi dittatura, proprio come accadeva durante la dittatura fascista.