Dopo l'approvazione al Congresso nazionale avvenuta martedì, l’Argentina è tra i pochi Paesi dell'America Latina ad avere approvato una Legge che disciplini l’interruzione di gravidanza, oltre all’Uruguay, a Cuba, a Guyana e a Città del Messico. Si tratta di una vittoria storica che potrebbe cambiare il volto dell’intera Nazione.
Dopo esser già stata approvata alla Camera, la legge sull’aborto è stata discussa ieri al Senato, dove dopo circa 12 ore di dibattito è stata approvata con 38 voti a favore e 29 contrari . Durante il voto finale, in piazza si sono radunati i sostenitori della legge (riconoscibili con il verde, colore utilizzato per magliette, fazzoletti, striscioni, bandiere...) e quelli contrari, che invece avevano scelto il celeste, separati da un cordone di poliziotti.
All’annuncio dell’approvazione della Legge, una parte dei manifestanti è esplosa in un boato di gioia.
La legge, che è stata presentata dal presidente della Repubblica Argentina Alberto Fernández, prevede l’interruzione volontaria della gravidanza fino alla 14esima settimana e include l’obiezione di coscienza per i medici che non vogliono interrompere la gravidanza.
El aborto seguro, legal y gratuito es ley.
— Alberto Fernández (@alferdez) December 30, 2020
A ello me comprometí que fuera en los días de campaña electoral.
Hoy somos una sociedad mejor que amplía derechos a las mujeres y garantiza la salud pública.
Recuperar el valor de la palabra empeñada. Compromiso de la política. pic.twitter.com/cZRy179Zrj
Nel caso in cui in una clinica privata siano presenti solo ed esclusivamente medici obiettori, sarà obbligo indirizzare una paziente in una seconda clinica oppure presso un ospedale pubblico per praticare l’interruzione della gravidanza in maniera sicura e protetta.
Di seguito, invece, il comunicato con cui la Conferenza episcopale argentina condanna l'approvazione della legge.
Comunicado de prensa ante la legalización de la interrupción del embarazo en la República #Argentina.#Comunicación #CEA pic.twitter.com/jdT3cZWSCM
— Conferencia Episcopal Argentina (@EpiscopadoArg) December 30, 2020