Caso Apostolico. Vincenzo Musacchio: “Preoccupano non poco i continui conflitti tra poteri dello Stato”
L’unico vero potere in una democrazia rappresentativa come la nostra dovrebbe essere quello legislativo. Esecutivo e giudiziario dovrebbero essere essenzialmente funzioni.
Fatta tale premessa, sono comunque molto preoccupato da ciò che palesa lo scontro tra istituzioni di questi giorni. È indubitabile che l’esercizio di determinate funzioni (giudiziaria, militare, di polizia) abbiano l’obbligo (cfr. art. 54 Cost.) di tenere comportamenti consoni al loro ruolo. Quanto più elevato è il nostro ruolo, tanto minore è la nostra libertà. Se svolgi una funzione giudicante devi rispettare regole molto rigide.
Ci è di riferimento in tal contesto il pensiero di Rosario Livatino. “I magistrati non devono iscriversi o prendere posizione per un partito politico (men che meno per associazioni i cui membri siano legati da stretti vincoli di solidarietà) pur dovendo ispirarsi a una autonoma “coscienza politica”: “ciò non significa certo sopprimere nell'uomo-giudice la possibilità di formarsi una propria coscienza politica, di avere un proprio convincimento su quelli che sono i temi fondamentali della nostra convivenza sociale: nessuno può difatti contestare al Giudice il diritto di ispirarsi, nella valutazione dei fatti e nell'interpretazione di norme giuridiche, a determinati modelli ideologici, che possono anche esattamente coincidere con quelli professati da gruppi od associazioni politiche”. “Il giudice, nondimeno, oltre che essere, deve anche apparire indipendente, per significare che accanto ad un problema di sostanza, certo preminente, ve n'è un altro, ineliminabile, di forma”.
Quando il cittadino è al cospetto di un giudice non dovrà avere mai il dubbio che costui non sia imparziale e sia politicamente orientato. È fortemente sconsigliabile che un magistrato partecipi ad una manifestazione politica di parte. Personalmente lo trovo sbagliato, ma non vietato.
Un Presidente del Consiglio o un ministro, pur non avendo la prerogativa dell'imparzialità, dovrebbero allo stesso modo adeguarsi a quell'art. 54 della Costituzione. Dossierare con tecniche da servizi segreti “deviati” utilizzando probabilmente atti e documenti appartenenti alle forze dell’ordine, lo trovo personalmente altrettanto sbagliato e per alcuni versi (se fosse provato l’uso indebito di atti di polizia) addirittura illegale. È illegittimo e potrebbe persino costituire un fatto penalmente rilevante che un ministro usi contro i cittadini, discrezionalmente, in base all'orientamento politico, strumenti di cui non potrebbe disporre se non in casi gravi e per motivi di ordine pubblico o sicurezza dello Stato.
Aspetto altrettanto preoccupante è che (sempre se fosse provato) che la polizia possa tracciare e schedare i partecipanti a manifestazioni, la cui partecipazione è libera così come sancito dalla Costituzione agli artt. 17, 19 e 21. Si potrebbe persino comprendere che alcune immagini possano essere utili nell'immediato in caso di disordini, ma l'immediato non sono certamente cinque anni!
Simili condotte poco hanno a che vedere con le istituzioni democratiche e il senso stesso della nostra Carta Costituzionale alla quale tutti noi cittadini dobbiamo rispetto e fedeltà. La Costituzione dovrebbe essere per un politico ma anche per un magistrato e per un semplice cittadino come il Vangelo o la Bibbia per un sacerdote.
I valori fondanti dello Stato democratico non possono essere calpestati senza conseguenze. Quello che ci attende, percorrendo la via del conflitto continuo, è la barbarie, la dittatura, l'ingiustizia sociale. In un paese democratico, in uno Stato di diritto, la magistratura parla con sentenze, ordinanze e decreti, mentre la politica con gli atti propri della loro funzione legislativa ed esecutiva.
Qualsiasi attività diversa dalle già menzionate non persegue il bene dei cittadini e per molti aspetti viola la Costituzione.
Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra.