"Io ero un appassionato del calcio. Sono sono stato preso dal calcio, non ho scelto il calcio. Giocavo sempre. Nella sala da pranzo di casa, sotto al tavolo. Praticamente quando non giocavo andavo a scuola. Ma anche se sembra una battuta, era la scuola a dover dividere il mio tempo con il calcio. Così ho sempre pensato che il calcio fosse uno spettacolo, almeno finché sono stato nel Nancy.

Ho cominciato a sentire il dovere di vincere quando sono passato al St. Etienne. Ma io, fino a diciassette anni, non sapevo nemmeno che il calcio potesse essere una professione. Mi ricordo che una volta sono stato a chiedere un certificato, forse di stato civile, non ricordo e mi hanno domandato che professione facevo. Io ho detto: il calciatore. E l’impiegato mi ha redarguito: scusi, ma io le ho chiesto la professione vera. Non è una battuta: così era la condizione del calcio dieci, quindici anni fa in Francia. Poi le cose sono cambiate anche là. Non so dire se in meglio o in peggio.

Però devi capire la mia educazione sentimentale a questo gioco. Io mi sono esibito per anni solo pensando allo spettacolo. La gente veniva a vedere, ma non con l’atteggiamento che hanno i tifosi in Italia. La gente veniva a vedere noi, come poteva andare al cinema o ad un concerto o a qualunque altro tipo di rappresentazione."

MICHEL PLATINI