Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, ha ottenuto il diritto di presentare un ulteriore appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti: lo ha deciso questo lunedì l'Alta Corte di Londra.

Ad Assange è stato concesso il diritto di opporsi all'ordine di estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di aver rivelato segreti militari, in relazione alle garanzie fornite da Washington riguardo al modo in cui si svolgerà il processo e alla possibilità dell'attivista australiano di poter godere o meno del diritto alla libertà di parola garantito dal Primo Emendamento della Costituzione americana. Difficilmente l'appello potrà tenersi prima di diversi mesi.

 Assange si è opposto per oltre un decennio all'estradizione, accusato di aver diffuso tramite Wikileaks migliaia di documenti riservati degli Stati Uniti, molti dei quali riferiti a crimini compiuti da esercito e servizi di intelligence in Afghanistan e Iraq.

Assange, attualmente detenuto nella prigione di Belmarsh, avrà ora tutto il tempo per preparare l'appello, per dimostrare che i tribunali americani non potranno garantirgli di ricorrere al primo emendamento in quanto cittadino australiano.

Per il momento Assange rimarrà nel Regno Unito, con i suoi sostenitori che hanno festeggiato la notizia fuori dall'aula del tribunale.

Il mese scorso, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che stava prendendo in considerazione la richiesta da parte dell'Australia di archiviare le accuse contro Assange.