Lasciando da parte le castronerie su antisemitismo, Medio Oriente e Ucraina dette oggi da Giorgia Meloni nel corso dell'evento organizzato dall'Agenzia Stefani (l'ex Ansa, che da alcuni mesi essendo tornata a svolgere il ruolo di propaganda che aveva durante il ventennio fascista, a cui è pertanto dovuto attribuire il nome che aveva in quel periodo) per la presentazione dell'annuale libro con le fotografie pubblicate nel corso del 2023, limitiamoci a riportare solo quelle più strettamente collegate all'attualità politica interna: patto di stabilità e Mes.

Patto di stabilità

"Il tema, per noi, è degli investimenti, dopo di ché la trattativa è aperta. Noi stiamo portando avanti un approccio pragmatico e credo che non si possa dire di sì a un patto di stabilità che nessuno Stato potrebbe rispettare perché non sarebbe serio da parte nostra. Io vedo spiragli per una soluzione seria che tenga conto del contesto in cui operiamo. L'Italia chiede una cosa banale: che gli investimenti fatti, anche incentivati dall'Ue, su alcune materie strategiche, vengano riconosciuti nella regole della governance. Non mi pare di dire una cosa folle se dico che non si può chiedere di insistere su certe priorità e dall'altro stabilire regole di governance che puniscono. Il tema per noi è quello degli investimenti. L'Italia sta tenendo una posizione che non è il tentativo di modificare il patto per spendere liberamente, abbiamo dimostrato la serietà con cui affrontiamo le materie di bilancio. La questione che poniamo va nell'interesse dell'Italia e dell'Ue. La riforma del patto di stabilità non è specificamente uno dei punti all'ordine del giorno del Consiglio europeo. C'è stato un Ecofin che ha rinviato a un'ulteriore riunione la decisione definitiva. Ma è il tema che ci impegna di più, è una trattativa molto serrata e penso che la posizione italiana sia chiara, viene compresa e rispettata. Non so fino a dove si arriverà nel tentativo di trovare una sintesi fra posizioni distanti che in partenza sono distanti".  

Mes

"Quello su Mes è un dibattito molto italiano e anche molto ideologgico [ideologico, ndr], testimonia la strumentalità di certe posizioni: non si può parlare di Mes se non si conosce il contesto. Certe dichiarazioni mi fanno sorridere, come la segretaria del Pd Elly Schlein che dice non possiamo tenere ferma tutta Europa. Forse non sa che il Mes esiste, chi lo vuole attivare lo può tranquillamente attivare. Forse bisogna interrogarsi sul perché, in un momento in cui tutti facciamo i salti mortali per reperire risorse, nessuno vuole attivarlo: questo sarebbe il dibattito da aprire. Un governo serio tiene conto del contesto, e in quel contesto fa calare degli strumenti. Perché parliamo di strumenti e non di totem ideologici. E io così ragiono. Quando saprò quale è il contesto nel quale mi muovo saprò anche che cosa secondo me bisogna fare del Mes. Fermo restando che continuo a ritenere il Mes uno strumento che ad oggi non è stato utilizzato neanche quando era stata attivata una linea di credito durante la pandemia, che aveva minori condizionalità, perché purtroppo è uno strumento rispetto al quale gli Stati, prima di accedere, si pongono il problema di che tipo di messaggio danno al resto del mondo. È un tema che secondo me va valutato, perché sono molte risorse che si rischia di tenere ferme, non utilizzate, quando potrebbero essere utilizzate magari in maniera più efficace". 


Sul Patto di Stabilità, in Europa si dovrebbe arrivare ad un accordo nella prossima riunione a Bruxelles dei ministri dell'Economia, dopo il vertice ristretto della scorsa settimana tra Germania, Francia e Spagna che avrebbero concesso al nostro Paese aperture, sconti e margini di flessibilità sui molteplici fronti aperti con l'Unione europea.

L'accordo sul Mes, invece, sarà probabilmente rimandato al prossimo anno, e non è ben chiaro se potrà o meno essere approvato prima delle europee, visto che è diventato uno dei cavalli di battaglia della propaganda leghista in chiave anti-Ue, a riprova di quanto la maggioranza a supporto del governo Meloni sia tutt'altro che unita, visto che Tajani vorrebbe ratificarlo subito, Giorgetti pure, ma il suo capo di partito come spiegato in precedenza ha altre idee, mentre Meloni lo sta trasformando in un'arma di scambio con cui barattarne la ratifica con un patto di stabilità che da lei sia ritenuto favorevole all'Italia.

Ci sarebbe anche la legge di bilancio con il rischio di esercizio provvisorio (e la possibilità di far così compagnia alla Germania), con gli emendamenti che la maggioranza non doveva presentare ma che ha dovuto farlo per correggere i tanti errori commessi in fase di stesura, con i favori alle aziende energetiche dopo quelli alle banche, con i tagli sulle pensioni a medici e statali, ecc. ecc.  Ma anche in questo caso, l'Agenzia Stefani ci farà spiegare da Meloni che tutto ciò è quanto di meglio gli italiani potessero sperare.