“Il maestro del sonno eterno” (La Zisa), recensione di Davide Romano
Quando si pensa alle mummie si pensa immediatamente alla storia egiziana. In realtà l'arte della mummificazione e quella dell'imbalsamazione sono ancora oggi oggetto di ricerca e studio. La speranza di contrastare la morte impedendo al tempo di deteriorare la forma e l'aspetto dei corpi dei defunti, è stato e continua a essere il sogno di molti ricercatori. Un sogno che Alfredo Salafia, imbalsamatore palermitano del secolo scorso, non solo ha sognato ma ha fatto divenire realtà, con la perfezione e la resistenza delle sue mummie.
Il simbolo del lavoro di Salafia è rappresentato da Rosalia Lombardo, una bimba morta ad appena due anni, il cui corpo ancora oggi è perfettamente conservato nelle catacombe di Palermo, di cui la piccola mummia è l'emblema. L'eccellente conservazione della piccola, dopo quasi un secolo dalla sua morte, la fa ritenere una delle più belle mummie del mondo. Ma cosa si cela dietro a tanta perfezione, qual'è il segreto che Salafia ha cercato di portare con sé dopo la sua morte? Dario Piombino-Mascali, attraverso il suo saggio “Il maestro del sonno eterno”, cerca di rispondere a queste domande, raccontando la storia di Salafia e delle sue mummie eccellenti.
Il saggio è frutto di accurate ricerche, che hanno portato l'autore a ricostruire la vita del noto imbalsamatore e di scoprire il segreto del suo “Fluido della perfezione”. L'arte di Salafia era conosciuta e apprezzata ancor prima del lavoro svolto su Rosalia Lombardo, infatti tra i suoi lavori l'imbalsamatore poteva vantare di aver operato su corpi di personaggi illustri, quali Francesco Crispi e Giuseppe Pitrè. La fama è tale in patria che Salafia esporta il suo metodo in America, con ottimi risultati. Fino a quel momento l'imbalsamazione prevedeva l'uso di sostanze chimiche pericolose, o di più interventi da effettuare sui cadaveri. Il metodo di Salafia si contrappone al passato per la sua semplicità, un'iniezione intravascolare che elimina dal corpo del defunto i segni della morte.
Ma Salafia non è un medico, non ha una preparazione accademica, è più un artista che mischia chimica e creatività. Il suo lavoro non consiste solo nel permettere la conservazione dei corpi, ma soprattutto nel renderli belli. Un riscatto per i familiari, poter guardare la morte in faccia e trovare un volto sereno, addormentato, un ricordo gentile. E proprio “Consuetudine gentile” si chiama l'opera autobiografica di Salafia, un titolo che sottolinea l'importanza del suo lavoro. L'autore rivela anche l'ingrediente che ha reso il suo fluido così efficace, protagonista di un lungo dibattito ancora attualissimo. Questo libro svela una leggenda che ha affascinato tanti ricercatori e turisti, tuttavia oltre la leggenda resta sempre la figura di Rosalia Lombardo, la “bella addormentata” delle catacombe di Palermo.
Dario Piombino-Mascali, “Il maestro del sonno eterno”, La Zisa Editore
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