Juan Guaidó le aveva provate tutte per sostituirsi a Nicolas Maduro alla guida del Venezuela. Prima si è auto proclamato presidente. Poi ha iniziato a chiamare il popolo in piazza organizzando sempre nuove manifestazioni. Poi ha cercato di forzare la mano delle forze armate venezuelane attirandole dalla sua parte con la scusa di far entrare nel paese aiuti umanitari dalla Colombia e dal Venezuela. Poi c'è stato il cosiddetto golpe elettrico, con il sabotaggio (secondo le autorità venezuelane) di alcuni dei principali impianti per la distribuzione di energia elettrica.
Niente di quanto sopra è riuscito a far sì che Maduro restasse isolato nel Paese. La maggioranza della popolazione ha continuato a stare dalla sua parte e altrettanto hanno fatto le forze armate.
Allora, a Juan Guaidó non è rimasto che giocare l'ultima carta in suo possesso: quella del colpo di Stato.
In un video postato su Twitter, con alle spalle alcuni militari, Guaidò ha fatto intendere che stava ricevendo l'appoggio delle principali unità delle forze armate per dare inizio alla fase finale della "Operación Libertad", invitando la popolazione del Venezuela a scendere in piazza.
Nello stesso istante in cui Guaidó rendeva note su Twitter le sue intenzioni, Marco Rubio, senatore repubblicano dello Stato della Florida, suo referente politico negli Stati Uniti - secondo alcuni dovrebbe esser definito mandante - le ripubblicava corredandole di ulteriori informazioni.
In base a quanto dichiarato da Rubio, i militari che sostengono Guaidó apparterrebbero alla base aerea Francisco de Miranda a Caracas. A questa si sarebbe poi aggiunta un'altra unità delle forze armate.
Nel frattempo, Maduro avrebbe disposto forze di sicurezza a lui fedeli a protezione delle sedi delle stazioni televisive per impedire, almeno in base a quanto dichiarato da Rubio, che Guaidó ne possa prendere possesso.
Ma da che parte stanno i militari?
Remigio Ceballos, "Comandante Estratégico Operacional", non ha dubbi. In un tweet fa sapere che i militari non mancheranno di sostenere Maduro e che i golpisti sono costituiti solo da un minuscolo gruppo.
ALERTA!! DIFUNDIR!!! FANB!!! UNIDA COHESIONADA LEAL A NUESTRO CMDTE EN JEFE NICOLÃS MADURO MOROS, ESTAMOS VENCIENDO CONTRA UN MINÚSCULO GRUPO DE DESORIENTADOS Y ENGAÑADOS!! LUCHAREMOS PARA GARANTIZAR LA PAZ TODOS UNIDOS!!! Leales Siempre Traidores Nunca!!!! pic.twitter.com/obR6iyQjPn
— A/J REMIGIO CEBALLOS (@CeballosIchaso) April 30, 2019
Anche Juan Teixeira Dias, comandante del CODAI (Comando de Defensa Aeroespacial Integral) ha assicurato il suo appoggio a Maduro.
Guaidó aveva richiamato la gente ad unirsi ai "suoi" militari per conquistare la base aerea di La Carlota.
Pueblo de Venezuela, es necesario que salgamos juntos a la calle, a respaldar a las fuerzas democráticas y a recuperar nuestra libertad. Organizados y juntos movilÃcense a las principales unidades militares. Pueblo de Caracas, todos a la Carlota.
— Juan Guaidó (@jguaido) April 30, 2019
Dopo alcune ore, però il presidente dell'Assemblea costituente nazionale del Venezuela, Diosdado Cabello, ha comunicato che la base di La Carlota non era stata occupata, così come nessun'altra base militare.
"Nessuna installazione militare è stata violata nel paese. Sono per strada nel distributore di Altamira e stiamo dirigendo le operazioni dalla base aerea di La Carlota", ha spiegato.
Inoltre, il governo ha invitato il popolo a mobilitarsi per riunirsi davanti al palazzo di Miraflores sede istituzionale del presidente del Venezuela. Annuncio preso subito in parola con i sostenitori della rivoluzione bolivariana, vestiti di rosso, che si sono riversati nelle strade per recarsi a dare il loro sostegno a Maduro, arringati dalla vicepresidente Delcy Rodríguez, che senza mezzi termini ha accusato gli Stati Uniti di essere i responsabili del tentativo di golpe.
Maduro ha pubblicato poco tweet in cui dichiarava di aver ricevuto pieno sostegno e lealtà dai militari.
¡Nervios de Acero! He conversado con los Comandantes de todas las REDI y ZODI del PaÃs, quienes me han manifestado su total lealtad al Pueblo, a la Constitución y a la Patria. Llamo a la máxima movilización popular para asegurar la victoria de la Paz. ¡Venceremos!
— Nicolás Maduro (@NicolasMaduro) April 30, 2019
Mentre il governo venezuelano definisce come scongiurato il tentativo di colpo di Stato, Guaidó chiama alla rivolta i 24 Stati del Paese, invitando la popolazione a scendere in strada.
Il tentativo di Guaidó di forzare la mano, facendo perdere alla sua azione qualsiasi parvenza di legalità, pare non abbia avuto successo. Unica conseguenza certa è che adesso Maduro avrà dalla sua la possibilità di agire nei confronti di coloro che saranno ritenuti responsabili del tentato golpe.
Nessun accenno sull'account Twitter di Trump in merito alla crisi del Venezuela, anche se la sua portavoce ha reso noto che viene costantemente ragguagliato sugli sviluppi della situazione. È comunque plausibile che a tessere le fila del golpe ci siano le mani di Washington.
Ma la carta di Guaidó è stata spesa male e adesso che lui si è "bruciato" come reagiranno gli Stati Uniti? Dopo tanti sforzi "indiretti" per rovesciare Maduro, Trump rinuncerà al suo piano? E se così non sarà, come deciderà di intervenire?