Il sottosegretario al Ministero per la migrazione e l'asilo, Theo Francken, che fa capo al partito dell'indipendenza fiamminga N-VA, domenica ha inviato un tweet invitando Carles Puigdemont a chiedere "asilo politico" in Belgio.


Ma nel giro di poche ore è arrivata una comunicazione del primo ministro belga Charles Michel che sconfessava quanto sostenuto dal suo segretario.

Se vi fossero stati contatti ufficiosi o meno tra Carles Puigdemont e Bruxelles non è ancora chiaro, quello che invece è certo è che l'ex presidente della Generalitat da oggi si trova in Belgio insieme al altri membri del suo ex Governo, Joaquim Forn, Meritxell Borràs, Antoni Comin e Dolors Bassa.

Il motivo di questo viaggio è tutto da chiarire, ma il fatto che lunedì il Procuratore generale dello Stato José Manuel Maza lo abbia accusato di reati che prevedono l'arresto preventivo e pene fino a 30 anni ha fatto ritenere a molti che Puigdemont voglia chiedere asilo in Belgio.

Dichiarazioni ufficiali non sono state rilasciate e neppure annunciate. Certo è che la Repubblica di Catalogna non ha finora dato prova di voler resistere alle misure dell'articolo 155. Forse, l'atteggiamento remissivo, addirittura passivo, degli indipendentisti potrebbe essere una strategia per marcare il regime repressivo di Madrid. Ma in quel caso, sarebbe stato ancor meglio per Puigdemont e soci non dichiarare formalmente l'indipendenza, fatto che nel tempo avrebbe messo in serio imbarazzo, dal punto di vista legale, il premier Rajoy ed il suo ricorso all'articolo 155... e non solo in Spagna.

Alcuni ex ministri dell'ex Governo catalano, questo lunedì, si sono comunque presentati normalmente nei loro uffici, mentre Oriol Junqueras è a Barcellona dove ha partecipato ad una riunione del suo partito, Esquerra Republicana de Catalunya (ERC).