In attesa di conoscere come, e soprattutto quando, verranno spesi gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund assegnati al'Italia, l'accordo trovato questa mattina al Consiglio europeo ha già fin d'ora un significato politico non certo irrilevante.

Queste le dichiarazioni dalle forze di maggioranza.

Per i 5 Stelle si tratta di un accordo storico. Così commenta il capo politico in pectore Vito Crimi
"Ci siamo riusciti. Per la prima volta siamo davvero andati in Europa a battere i pugni sul tavolo raggiungendo l'obiettivo. Il Recovery Fund è un risultato storico per l'Italia e tutta l'Europa. Perché in questa crisi nessuno si salva da solo, ne usciremo solo lavorando insieme".

Per il segretario del PD, Nicola Zingaretti, adesso "l'Europa c'è ed è più forte e vicina alle persone. Un'Europa popolare. Grande battaglia del Governo Conte e bella vittoria per l'Italia. Ora servono visione, concretezza e velocità. Investimenti su green economy, digitale, infrastrutture, conoscenza, inclusione per rilanciare le imprese ed essere vicini alle famiglie".

Persino Matteo Renzi, probabilmente ingoiando una decina di rospi, è stato costretto a dichiarare: "Chiuso l’accordo a Bruxelles. Un ottimo risultato per l’Italia, un capolavoro politico per l’Europa. Davanti alla crisi l’Europa c’è e batte un colpo storico. Oggi perdono i sovranisti: l’accordo di Bruxelles dimostra che un governo europeista fa bene all’Italia. Adesso spendiamo bene questi soldi: lavoro, non sussidi. Crescita, non assistenzialismo. Infrastrutture, non ideologia".

Anche Carlo Calenda, fondatore di Azione, si è definito "comunque" soddisfatto, senza dimenticarsi però di elencare le possibili criticità del Recovery Fund, soprattutto per quanto riguarda il cosiddetto "freno di emergenza".


Sul versante delle opposizioni, i sovranisti masticano amaro, anzi amarissimo. 

Per gli opinionisti di destra, si va dal giudizio di Nicola Porro in base al quale l'accordo raggiunto a Bruxelles sul Recovery Fund equivarrebbe ad un’intesa per commissariare l’Italia, opinione condivisa da Libero, per arrivare alle dichiarazioni dei politici, profeti scornati del sovranismo.

Così Matteo Salvini, con il supporto dell'economista leghista Bagnai, parla di "resa senza condizioni alle scelte della Commissione. Si parla di soldi prestati, da restituire fino all'ultimo centesimo, che arriveranno se va bene tra un anno, solo se l'Italia farà le riforme su pensioni, lavoro, sanità. Se i prestiti, governati da Bruxelles, comportassero Legge Fornero e patrimoniale su casa e risparmi sarebbe un costo sociale ed economico altissimo per gli italiani. Noi come Lega vigileremo perché così non sia".


Meno tranchant, invece, il commento di Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), che da tempo sta studiando da premier e cerca di distinguersi dal leghista Salvini: "Abbiamo votato a Bruxelles per il debito comune, che ha reso possibile il Recovery Fund. Abbiamo tifato per l’Italia in ogni momento. Con la coscienza a posto ora, a negoziato concluso, voglio dire che Conte è uscito in piedi, ma poteva e doveva andare meglio. È stato sbagliato dare per acquisiti i 500 miliardi di sussidi proposti da Merkel e Macron e poi aprire a un taglio in cambio di zero condizionalità. È tornato a casa con meno sussidi e più condizionalità. Gli riconosciamo di essersi battuto per contrastare le pretese egoistiche dei Paesi nordici ma il risultato finale purtroppo non è quello che speravamo. I 'frugali' ottengono il ridimensionamento del Recovery Fund, mantengono e addirittura aumentano privilegi inaccettabili e anacronistici. Per l’Italia si conserva un livello accettabile di sussidi a fondo perduto ma in compenso rischiamo di perdere molti miliardi su altre voci del bilancio pluriennale. E, a monte, nessuna revisione degli assetti europei che penalizzano in modo strutturale l'Italia e la sua economia. Vengono rinviate a data da destinarsi tutte le tasse sui colossi extraeuropei e la finanza speculativa ma viene introdotta una tassa sulla plastica di 80 centesimi al chilo dal 1 gennaio 2021: un salasso per migliaia di imprese, con il rischio che i costi si riversino fino alle famiglie. Ma quello che ci preoccupa di più è che non solo queste risorse arriveranno a primavera 2021 inoltrata ma che per spenderle dovremo comunque passare dalle forche caudine dei Rutte di turno: non si chiama “diritto di veto” ma il “super freno di emergenza” funzionerà allo stesso modo. Si rischia un inaccettabile commissariamento delle scelte di politica economica di una Nazione sovrana. Difenderemo la nostra sovranità strenuamente e ci auguriamo che da questo momento in poi il governo voglia fare lo stesso".

Come si può capire dalle parole della Meloni, c'è modo e modo per incassare una sconfitta.