"La decisione di ArcelorMittal di licenziare tre lavoratori dello stabilimento di Genova - Cornigliano dimostra ancora una volta che i licenziamenti sono diventati il provvedimento disciplinare privilegiato dalla multinazionale.Inoltre, nella situazione in cui si trova l’ex Ilva, questa modalità, sempre inaccettabile, rischia di assumere i caratteri di una vera e propria campagna intimidatoria verso i lavoratori e verso i sindacati. Verso tutti coloro, cioè, che hanno denunciato in questi mesi una condizione degli stabilimenti diventata insostenibile.Si sono fermati gli investimenti; si è ridotta fino ad azzerarsi la manutenzione ordinaria e straordinaria; sono aumentati i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori; per non dire della crescente insicurezza generale che circonda le prospettive industriali, occupazionali e del nuovo assetto societario del gruppo.Oggi la risposta immediata dei lavoratori di Genova è una reazione necessaria, che chiama in causa, oltre alle responsabilità di ArcerlorMittal, anche i ritardi e i silenzi del Governo".

Questo è quanto dichiarava martedì la Fiom nazionale sul licenziamento il 6 novembre di alcuni lavoratori di ArcelorMittal. Licenziamento che veniva spiegato così dalla Fiom di Genova:

"Nella tarda serata del 6 novembre, presso il nostro ufficio legale, sono arrivate le lettere di licenziamento ai danni di tre lavoratori Mittal  e probabilmente anche un altro lavoratore subirà lo stesso trattamento.L’accusa per alcuni è di aver sottratto materiale all’azienda (materiale obsoleto che era e rimane ancora nei locali aziendali) e per altri di aver commentato su un gruppo privato di WhatsApp queste operazioni “offendendo” il direttore.Una provocazione vergognosa che evidentemente cerca di nascondere le colpe di Mittal, che non ha investito un centesimo negli impianti, che non fa manutenzione e non mette in sicurezza il lavoro, che non paga gli affitti degli stabilimenti allo Stato, che non paga i fornitori, che non rispetta l’accordo del 2018 annunciando 5 mila esuberi, che non rispetta neanche una gara internazionale.Mittal cerca di nascondere le sue reali intenzioni: non vuole produrre acciaio, ma eliminare un concorrente e molto probabilmente non è interessata allo stabilimento di Genova - Cornigliano.Un gruppo dirigente che usa metodi da Corea del Nord provocando e cercando di alzare la tensione.Il Governo si sta rendendo complice di tutto questo, tratta senza imporre nessun vincolo alla Mittal e permette licenziamenti a Taranto e a Genova".Il Governo è proprietario di questi impianti siderurgici e permette queste provocazioni.Noi non ci stiamo e lotteremo con determinazione contro questi licenziamenti e contro l’arroganza di questa azienda.

Successivamente a questo episodio, ArcelorMittal ha inviato una lettera a circa un quarto dei 990 lavoratori impiegati a Genova informandoli del blocco dello stipendio e del lavoro a tempo indeterminato. 

Così questo mercoledì i quasi mille dipendenti Arcelor di Genova sono scesi in sciopero e hanno attraversato la città scandendo cori contro l’azienda e in solidarietà ai colleghi licenziati, arrivando fin sotto la prefettura dove si è tenuto un incontro tra sindacati e vertici dell'azienda.

I poliziotti a protezione della Prefettura si sono tolti gli elmetti in segno di solidarietà con i manifestanti che, a loro volta, hanno applaudito:


L'incontro ha portato al ritiro delle 250 lettere di sospensione e a quello di un licenziamento, con i sindacati che hanno definito un successo lo sciopero odierno.


Intanto, i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto formalmente un incontro urgente al Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, per conoscere, a pochi giorni dalla scadenza del 30 novembre, quale sia lo stato della trattativa in corso tra i Commissari di Ilva As, Invitalia e ArcelorMittal, facendo presente che la situazione all'interno dei vari siti produttivi è diventata drammatica: 

"aumento esponenziale del numero di lavoratori in cassa integrazione, livelli produttivi ridotti ai minimi termini che fanno segnare un record negativo e che rendono, tra l'altro, impossibile la rotazione tra i lavoratori, con una consistente riduzione salariale; incertezza dei lavoratori in As sul futuro occupazionale; sospensione delle manutenzioni e degli investimenti ambientali, con conseguenze drammatiche sui lavoratori dell'appalto; interruzione delle attivita' formative legate a salute e sicurezza; mancanza di approvvigionamento dei Dpi.A questa difficile situazione - hanno dichiarato i sindacati - si aggiunge un atteggiamento chiuso da parte di AMI nelle relazioni sindacali, mentre il ricorso a provvedimenti disciplinari, con licenziamenti, ha raggiunto un livello insostenibile.Tutto questo è anche determinato dalla lunga fase di incertezza che persiste da troppi anni. Qualsiasi ipotesi di differimento della data del 30 novembre renderebbe la situazione non più gestibile. Per queste ragioni Le chiediamo di essere convocati per le vie brevi".