Lunedì, Di Maio aveva detto che nessuno voleva le sue dimissioni. Ma i suoi parlamentari, però, non sembrano essere tutti dello stesso avviso, tanto che hanno espresso le loro perplessità su come Di Maio abbia svolto finora il proprio ruolo, dicendo, in pratica, ciò che già era sotto gli occhi di tutti.

Qualche esempio? Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura, Istruzione e Scienze della Camera, fedelissimo di Roberto Fico, che rappresenta la sinistra del Movimento 5 Stelle.

«Siamo nati per cambiare radicalmente questo Paese», ha scritto su Facebook. «11 milioni di cittadini ci hanno votato per portare in Italia la gestione pubblica dell'acqua, per investire risorse nella scuola e risolvere così tutte le umiliazioni che i docenti hanno subito in questi anni, per costruire un nuovo modello di sviluppo fondata sulla cultura e sulla tutela dell'ambiente e che non sia cementificazione selvaggia e distruzione del verde pubblico.

Si guida il M5s in modo collegiale, coinvolgendo e valorizzando tutti i portavoce in ogni istituzione, non cambiando l'anima e i connotati al M5s, ma facendosi portavoce del patrimonio culturale e di lotte costruito in oltre 10 anni di vita di questa straordinaria e grande comunità che è il M5s».

Queste parole, Gallo le ha utilizzate per introdurre una intervista rilasciata a La Stampa in cui accusa Di Maio di aver finora fatto parte di un governo ad esclusiva trazione leghista, chiedendogli se in futuro potrà essere in grado di cambiar passo, mettendo in primo piano i temi cari al Movimento.


Sulla stessa linea un'altro "big" del movimento, Carla Ruocco, presidente della Commissione Finanze della Camera, che in una intervista a Il Messaggero invita "Luigi" a riflettere sulle sue dimissioni: «Io ritengo che agli onori debbano seguire gli oneri; voglio bene a Luigi con cui per anni abbiamo fatto crescere il Movimento, ma c'è una responsabilità politica di questo brutto risultato che non spunta dal nulla ma ha radici lontane: penso all'esperienza di Roma. Sarebbe giusta una riflessione e mi dispiace, ma non ho ancora avuto segnali».


«Quando c'è una sconfitta – la lezione da imparare – gli errori si distribuiscono, le responsabilità si assumono, i cambiamenti si mettono in conto. La responsabilità in capo ad un solo uomo è deleteria per il MoVimento, ed è un concetto da prima repubblica. Usato e abusato da Renzi & Co». E questo lo ha dichiarato Roberta Lombardi, consigliera e capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Regione Lazio, a commento dell'intervista della Ruocco, aggiungendo che «il modello culturale di riferimento di M5S è la partecipazione. Lo sto dicendo in diverse versioni ma il nocciolo è sempre quello: le persone, la rete, ciò che ci ha permesso di acquisire credibilità, autorevolezza, riconoscimento, è basato sulla partecipazione e la condivisione dei valori e dei ruoli. Auto-riconoscersi è l'antitesi della nostra essenza. Grillo e Gian Roberto Casaleggio ci hanno insegnato a stare nel mezzo, ad ascoltare la forza dal basso delle scelte e delle idee di portavoce, attivisti e dei territori: quando scrivevano sul blog non firmavano mai i "Co-fondatori"».


E ancor più netta la posizione di Elena Fattori, vicepresidente della Commissione Agricoltura al Senato, che in una intervista a Repubblica, riferendosi a Di Maio, ha dichiarato: «Io in assemblea chiederò le sue dimissioni dai due ministeri. Non può far tutto e male». Più o meno  gli stessi argomenti utilizzati dalla sua amica e collega Paola Nugnes.


E pure il senatore  Gianluigi Paragone, sempre attento ai se e ai ma per non travalicare i binari dell'ortodossia grillina, a il Fatto Quotidiano ha si è lasciato scappare: «Il M5s per ripartire ha bisogno di una leadership politica... non dico h24, ma non siamo lontani. Dobbiamo passare dall'io al noi. L'io è stata una fuga in avanti anche importante in un certo momento, ma deve essere un io con la minuscola».


In questi esempi sopra riportati si rinfaccia a Di Maio di aver dato troppo spazio a Salvini. Quindi, difficile che d'ora in avanti i Parlamentari 5 Stelle, almeno una parte di loro, continuino a votare leggi pro Lega. Eppure, Matteo Salvini da domenica sera si comporta come se il Governo fosse "roba sua"... ancor più di quanto non abbia fatto in precedenza, facendosi beffe della Commissione Ue e di eventuali note sul non rispetto dei parametri a tutela del deficit pubblico da parte dell'Italia ed indicando la prossima agenda del Governo che dovrà licenziare fin da subito i soli provvedimenti che interessano la Lega: flat tax, tav, sicurezza, ecc.

E Di Maio sembrerebbe già essere entrato in quest'ordine d'idee, come sembra dimostrare un post odierno che promette di allargare la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza!

Ma come! Fino ad una settimana fa Di Maio litigava con Tria perché desse il via libera al decreto famiglia con i soldi avanzati dal reddito di cittadinanza. E adesso che accadrà a quel decreto, una delle più recenti bandiere per i 5 Stelle? "Gli eventuali risparmi che ci saranno sul Fondo per il Reddito di Cittadinanza andranno alle famiglie, alle politiche per la natalità e per la genitorialità".

Insomma, indietro tutta... tanto a Salvini non piaceva!


Sarà pertanto difficile per Di Maio l'appuntamento di mercoledì, slittato di due giorni, in cui il capo politico 5 Stelle dovrà affrontare i gruppi parlamentari pentastellati di Camera e Senato. Un appuntamento che potrebbe avere conseguenze dirette anche sulla continuità dell'attuale Governo, se non della stessa legislatura.