L'ultimo incontro tra Ilva e parti sociali che vedeva l'intermediazione del governo era avvenuto al Mise il 10 maggio. Nell'occasione, i contenuti dell'accordo, in relazione alla salvaguardia del numero di occupati, prevedevano che Mittal, il nuovo acquirente, assumesse 10mila addetti, mentre altri 1200 sarebbero poi stati assunti da una società mista tra Ilva e la società pubblica Invitalia. Lo Stato avrebbe poi messo a disposizione 200 milioni per consentire esodi volontari agevolati e anticipati, 30 milioni per un fondo sociale da destinare a Taranto e i comuni dell'area interessati alla crisi ambientale e altri fondi stanziati da uno dei precedenti decreti sulla legge per il Mezzogiorno. Quell'offerta era stata respinta dai sindacati.

Il ministero si è ritirato dal tavolo, ma nuova proprietà e sindacati hanno continuato a dialogare. L'ultimo incontro è avvenuto martedì e si è concluso nelle prime ore di mercoledì, con un nulla di fatto. Il nodo da risolvere rimane sempre quello dell'occupazione con Mittal che propone 10mila assunzioni (a fronte dei 14mila lavoratori attualmente impiegati), che, secondo l'acquirente, sarebbero necessari alla realizzazione del piano industriale previsto fino al 2023. Da quella data, però, il numero dei dipendenti scenderebbe a circa 8500 unità. L'esatto contrario di ciò che chiedono i sindacati... tutti: Fim, Fiom, Uilm, Usb che,invece, vogliono occupazione e assunzione per tutti.

In questi termini, Francesca Re David, segretaria generale di Fiom-Cgil, ha riassunto quest'ultima riunione: «Gli incontri che si sono protratti fino a tarda notte non hanno prodotto le condizioni necessarie per sbloccare il negoziato tra ArcelorMittal e i sindacati, la condizione preliminare per la ripresa della trattativa con gli altri soggetti coinvolti e per l'accordo complessivo che comprenda tutti gli altri aspetti relativi a una trattativa complessa come quella sull'Ilva. A partire dalle questioni ambientali di Taranto, dagli strumenti di sostegno anche legati all'amministrazione straordinaria e dall'accordo di programma di Genova.

La condizione preliminare è la garanzia dell'occupazione per tutti i 14 mila dipendenti e la salvaguardia dei salari e dei diritti. E' necessario che l'azienda modifichi la sua posizione, che è rimasta sostanzialmente sempre la stessa.

La Fiom convocherà le proprie strutture per discutere lo stato delle cose nella convinzione che sia necessario trovare una soluzione positiva della vertenza Ilva.»

In giornata, forse, le parti potrebbero tornare ad incontrarsi in via riservata.